Parmalat, Almunia avverte Lactalis Intesa lavora alla cordata e al rinvio

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MILANO – La cordata italiana per Parmalat avanza piano ma quanto basta – almeno così sperano in Intesa Sanpaolo – per consentire al cda di Collecchio di rinviare a fine giugno l’assemblea del 14 aprile, garantendo così un paio di mesi in più per chiudere l’operazione. Lo studio legale Pedersoli, su incarico di Ca’ de Sass, ha lavorato fino a tarda sera ieri per mettere giù una lettera da inviare entro le 12 di domani a Raffaele Picella, presidente della società  emiliana, concretizzando nero su bianco l’interesse per il gruppo. Il documento, secondo indiscrezioni, sarà  per il momento piuttosto generico. Non ci sarà  una lista dettagliata dei partecipanti alla cordata né il valore degli investimenti finanziari previsti. Un po’ dicono gli ottimisti, per non scoprire le carte troppo presto. Ma soprattutto, ammette qualcuno in camera caritatis, perché diversi dettagli per l’assalto a Parmalat devono ancora essere definiti. Le uniche certezze sono per il momento il ruolo (finanziamento ed equity) di Intesa Sanpaolo e la disponibilità  di Granarolo a conferire i suoi asset e l’interesse – ancora da quantificare – di un paio di partner finanziari. Alla finestra restano i Ferrero, che non hanno partecipato alle ultime due riunioni in Ca’ de Sass. La famiglia di Alba – dopo aver messo in stand by l’ingresso nella newco con Intesa Sanpaolo – ha però tenuto aperti i contatti con Mediobanca e non è escluso che possa studiare qualche colpo a sorpresa per spiazzare Lactalis, per ora in pole con il suo 29% di Parmalat. Sembra da escludere invece, dicono fonti vicine alla banca di Corrado Passera, l’ipotesi di uno spezzatino delle attività  tra Parigi e l’Italia. Scritta la lettera, resta da capire cosa deciderà  il destinatario, vale a dire il cda di Parmalat. La scelta per gli 11 consiglieri non è facilissima. Se la missiva di Intesa sarà  abbastanza impegnativa allora un rinvio potrebbe essere scontato. Altrimenti tutto sarebbe più complesso anche perché molti consiglieri non intenderebbero esporsi ad azioni di responsabilità  successive, già  ventilate dai francesi. Se l’assemblea sarà  confermata per il 14 aprile, la strada sarebbe molto più stretta e solo un fulmine a ciel sereno (tipo un giro di vite del governo o un niet dell’Antitrsut Ue) potrebbe togliere Parmalat a Lactalis. Al proposito è intervenuto ieri da Bruxelles un portavoce del commissario alla concorrenza Joaquim Almunia: «La questione aperta è sapere se effettivamente Lactalis ha il controllo di Parmalat o no, se lo ha allora l’operazione deve essere notificata all’Antitrust europeo la cui competenza sarebbe esclusiva». Un problema non secondario perché nelle more di un’eventuale istruttoria (durata prevista tra quattro e sei settimane) i diritti di voto transalpini potrebbero essere congelati a meno di deroghe concesse però molto raramente in passato. Ieri a Piazza Affari (dove il titolo Parmalat ha chiuso in calo dello 0,5%) si sono diffuse voci su possibili dimissioni dell’amministratore delegato Enrico Bondi, smentite categoricamente dalla società .


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