“Così guadagniamo tempo su Parmalat ora tocca al sistema paese muoversi”.

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MILANO – L’obiettivo del decreto? «Guadagnare tempo, un fattore strategico davanti a operazioni così aggressive come quella di Lactalis su Parmalat». I problemi con Bruxelles? «La prossima settimana invierò una lettera all’Unione Europea spiegandone il senso e accennerò alle nostre mosse successive. Intanto è già  importante che Romano Prodi, ex presidente della Ue e rappresentante dell’opposizione, abbia sottolineato come l’Italia si stia muovendo nella direzione giusta». Nessuna marcia indietro dopo le critiche di Confindustria. Anzi, Giulio Tremonti, conversando ieri sera con i suoi collaboratori, ha già  delineato la fase-due della strategia anti-stranieri del governo, snobbando le voci che parlavano di un imminente stop al provvedimento da parte del premier Silvio Berlusconi («la discussione è durata 4 minuti, tutti d’accordo, è intervenuto solo Renato Brunetta ma senza critiche»). Il decreto esaminato in Consiglio dei ministri – ha sottolineato ai suoi – «non è altro che la replica di una norma contenuta nel mille proroghe dell’anno scorso che già  fissava la possibilità  di rinvio delle assemblee per le società ». Una strada prevista nello statuto di Parmalat ma rafforzata ora da una disposizione di legge per evitare ricorsi dai transalpini. Siamo però solo all’antipasto. Le vere pillole avvelenate per frenare gli appetiti esteri sui gioielli del made in Italy, da Collecchio alla Edison, prenderanno forma negli emendamenti al decreto che si stanno affinando in queste ore. Il primo dovrebbe essere un elenco di 11 settori strategici, lo stesso previsto dalle norme protezioniste varate dal governo di Parigi all’epoca del tentativo di scalata alla Danone. Bruxelles ha già  acceso un faro su questa norma ma non l’ha mai bocciata. «A questo punto o la Ue dà  via libera anche a noi oppure, se trovassero controindicazioni al nostro testo, dovrebbero prima dichiarare illegittima la stessa norma francese», è l’idea del titolare del dicastero di via XX settembre. Il secondo paletto dovrebbe essere un provvedimento sul cosiddetto “exchange of control”. In sostanza una norma che aumenta i poteri della Consob rispetto a operazioni che configurino una modifica degli assetti di controllo di una società . «Un’altra misura già  adottata e collaudata da altri paesi su cui l’Europa non ha avuto niente da eccepire» secondo le confidenze di Tremonti ai suoi. Basteranno queste iniziative a frenare l’assalto a Parmalat oggi e a Edison domani? Il ministro all’Economia è convinto di aver fatto la sua parte. «Abbiamo risposto ai blitz con una strategica di lungo periodo – diceva ieri sera -. Ora il sistema paese deve muoversi. Tocca in particolare alle banche e all’antitrust». Sul fronte di Collecchio – in soldoni – l’aspirante cordata italiana ha un’ottantina di giorni di tempo in più per organizzarsi e mettere assieme un’offerta per scalzare Lactalis che da ieri è al 29% avendo chiuso l’acquisizione della quota dei fondi. Il cda dovrà  prendersi la responsabilità  di spostare l’assemblea a fine giugno – mossa che i francesi potrebbero impugnare – e la palla a quel punto sarebbe nel campo di Intesa, Ferrero & Co. La strada dell’Opa sul 100% sarebbe la via maestra per chiudere con sicurezza la partita. Ma la speranza è che la manovra a tenaglia con il governo convinca prima o poi i francesi ad alzare bandiera bianca.


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