Quanto ancora prima di dire basta?

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Le raccapriccianti foto dei civili uccisi e mutilati per gioco dal soldato Jeremy Morlock e dai suoi compagni, e i truculenti video di presunti talebani massacrati da mitra ed elicotteri al ritmo di musica heavy metal, sono solo la punta estrema di un iceberg fatto di massacri e crimini quotidiani commessi per errore, se non peggio.

Dall’Afghanistan continuano ad arrivare, puntualmente ignorate dai mass media, notizie di civili uccisi dalle forze d’occupazione Nato. Soprattutto bambini.

Come’è accaduto domenica scorsa, quando un bambino è rimasto gravemente ferito al petto da diverse pallottole sparate dalle truppe Nato australiane impegnate in un’operazione a Deh Rafshan, nella provincia di Uruzgan.

O, peggio, venerdì scorso, quando un elicottero americano ha bombardato un convoglio sospetto di auto a Nawzad, nella provincia di Helmand, uccidendo sette civili innocenti, tra cui tre bambini e due donne, e ferendo garvemente altri tre bambini.

Il 23 marzo altri tre civili, tra cui un bambino, sono stati uccisi ‘per errore’ in raid aereo della Nato nella provincia di Khost.

Altri due bambini, di 9 e 15 anni, sono stati uccisi dall’aviazione Usa il 14 marzo a Sawakai, nella provincia di Kunar: armati di vanghe, stavano riparando l’argine di un canale nel campo di famiglia; i piloti li hanno scambiati per talebani che piantavano ordigni esplosivi.

Una dinamica simile al massacro avvenuto, sempre a Kunar, il 20 febbraio, quando nove bambini che stavano raccogliendo legna nei boschi sono stati fatti letteralmente a pezzi dalle mitragliatrici di due elicotteri Usa.

Due giorni prima, in un villaggio della stessa zona, un bombardamento condotto da caccia F-15 americani aveva provocato la morte di sessantacinque civili, tra cui ventidue donne e quaranta bambini.


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