Torna a Tripoli il rimorchiatore italiano

by Editore | 23 Marzo 2011 8:23

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Anzi, qualcuno ha segnalato ai parenti che i militari libici avevano lasciato la nave. Ma le famiglie si chiudono nel riserbo, temendo di mettere ancora più a rischio i propri cari. E per il momento i dubbi restano: il problema non è sui tempi della liberazione dell’equipaggio, ma sulla effettiva volontà  dei libici di consentire il rimpatrio o la partenza del rimorchiatore, anche se la compagnia armatrice parla di «cauto ottimismo». L’Italia segue una strategia del doppio binario: il ministero degli Esteri insiste sulle vie diplomatiche per ottenere il rilascio di mezzo e personale, visto che gli uomini dell’Asso 22 non sono coinvolti in operazioni militari. La Difesa tiene sotto controllo i movimenti della nave, ma prepara anche, come extrema ratio, i piani per un eventuale blitz. È stato il ministro La Russa a parlare di «ogni mezzo possibile» per la liberazione degli 8 italiani. Sarebbe una missione di truppe speciali, ad altissimo rischio, ultima possibilità  nel peggior scenario ipotizzabile. La decisione su un eventuale attacco a sorpresa spetta ai politici, ma nel frattempo i militari sono al lavoro per preparare i dettagli dell’operazione di salvataggio. Intanto nell’ambiente armatoriale di Napoli si parla di punti da chiarire: una delle venti imbarcazioni della flotta della Augusta che incrociava nel golfo poche ore prima del sequestro dell’Asso 22 avrebbe svolto in tutta fretta operazioni per la messa in sicurezza di personale e materiale, facendo appoggio sull’isola di Malta. Ma la compagnia napoletana smentisce: «C’erano sicuramente altri rimorchiatori anche di altre compagnie ma svolgevano tutte attività  di routine, pur con la massima attenzione, per le notizie di allarme che cominciavano ad arrivare». La compagnia opera anche su altri fronti caldi per la security, come la Nigeria e l’Egitto. Controversa la questione del rischio annunciato: sebbene l’armatore Mario Mattioli abbia dichiarato che i Lloyd’s di Londra non avevano chiesto un sovrapremio fino al sequestro della nave, comunque risulta che la Libia fosse stata già  stata inserita tra i paesi soggetti a coperture assicurative addizionali. Ancora un mistero da chiarire: nelle 48 ore in cui sono rimasti nelle mani dei militari, si sa che la nave si è mossa a nordovest di Tripoli. Ieri l’armatore ha detto che «si è limitata a monitorare le coste libiche», senza chiarire in che cosa consistesse questa attività .

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