Unione europea.Un Leviatano a Bruxelles

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Mentre nel mondo arabo le popolazioni si sollevano chiedendo democrazia e autodeterminazione, l’Europa sprofonda nella dittatura. Le sue tradizioni democratiche sono colpite e affondate, i suoi cittadini vessati e imbrigliati. Il potere che il popolo delega ai suoi rappresentanti ha subito un ulteriore passaggio, si è ritirato in un luogo inaccessibile, invisibile all’occhio umano.

Nessuno sa chi governa davvero, chi manovra i fili e con quali scopi. Si promulgano leggi e regolamenti ma gli abitanti del vecchio continente non afferrano più il loro senso. Sembra quasi che un popolo extraterrestre sia atterrato sul nostro pianeta e abbia conquistato l’Europa senza colpo ferire: un popolo di tecnocrati.

Non è un romanzo di fantascienza dark, in cui una potenza anonima s’impossessa dell’Europa, ma un saggio. Non un testo di fiction, ma uno che analizza la realtà . Il suo autore non è un Ercole che si è dato il compito di ripulire le stalle di Augia europee, vuole solo risvegliare i bovini che vi dormono dentro. Ma non sono pochi: circa cinquecento milioni.

Tanti sono i cittadini che oggi popolano l’Unione Europea. Ognuno di loro dovrebbe prendersi il tempo di leggere lo scritto di appena diciassette pagine appena pubblicato da Hans Magnus Enzensberger: “Bruxelles, il mostro mansueto – o l’interdizione d’Europa”. Questo breve saggio è la risposta tedesca al saggio “Indignatevi!” del novantatreenne francese Stéphane Hessel, che ha già  venduto in Francia un milione di copie. Anche Enzensberger punta sull’indignazione, vuole scuotere le coscienze, ma per questo non insiste tanto sulla grandezza del gesto, quanto sulle motivazioni.

Enzensberger ha svolto una ricerca approfondita. Pazientemente ricostruisce i fatti, mette in fila indizio dopo indizio come in un caso poliziesco. Non vuole semplicemente polemizzare sull’Ue, ma rivelare il mostro che si nasconde nella sua inarrestabile sete di potere. Questo mostro ha una storia ben precisa, ma in pochi la conoscono.

Prima di tutto ricorda gli indubbi benefici del processo di unificazione europea. Sei decenni senza guerre, quasi un’intera vita umana, i progressi nei trasporti, la libera circolazione, le misure contro “i cartelli, i monopoli  e i trucchi protezionistici”. Poi analizza le consuetudini linguistiche di una Ue ricoperta dalla “polvere della storia”, che chiama i suoi funzionari “commissari”, come se nel passato del continente non ci fossero stati i commissari del popolo sovietici o i commissari imperiali nazisti.

Più avanti descrive la struttura e le procedure delle commissioni, che ad esempio prescrivono i valori massimi di “oscillazione della mano, del braccio e del corpo intero” nell’uso del martello pneumatico, stabiliscono la lunghezza minima dei preservativi, e in futuro, per ogni semplice versamento bancario, ci chiederanno di utilizzare numeri composti da trentatré fino a quarantadue cifre.

Dal 2013 questo varrà   anche per Iban e Swift. Nella piccola isola di Malta l’IBAN conta 31 cifre, così che per quattrocentomila maltesi ci sono “3.100.000.000.000.000.000.000.000.000.000 numeri di conto disponibili, da precisare ulteriormente attraverso 10.000.000.000 numeri SWIFT”.

Giungla di carta

È fin troppo facile ironizzare sulle palesi sciocchezze escogitate in nome dell’Europa da una schiera di funzionari iper-pagati. Ma è quasi impossibile orientarsi nella giungla di commissioni, segretariati, direzioni generali e innumerevoli altre istituzioni che si è sviluppata a Bruxelles. Chi hai mai sentito nominare ad esempio gli Eu-Osha, che si occupano di sicurezza e salute sul posto di lavoro? Questo ufficio comunitario conta 64 impiegati, la cui attività  è controllata da 84 consigli di amministrazione: qualche domanda?

È inizialmente divertente, poi logorante, passare in rassegna gli eccessi della straripante burocrazia di Bruxelles. Ma non è tanto questo il punto. Enzensberger mette in evidenza il vuoto di legittimazione di un apparato di potere che emana leggi e regolamenti per i cittadini europei – al punto da riempire oggi 150mila pagine – ma che si sottrae irresponsabilmente alla definizione dei fondamenti della propria costituzione, come dimostrano le ricorrenti oscillazioni sul patto di stabilità  e di crescita.

La tesi centrale di Enzensberger è che l’Ue ha un deficit di comprensione democratica, e che nella corsa alla regolamentazione assume sempre più spesso caratteri autoritari. Insieme a Hessel si chiede se la democrazia di Bruxelles sia ancora un modello imprescindibile o un ostacolo che dovremmo scavalcare. L’Unione Europea ha imboccato la strada che porta all’interdizione dei suoi cittadini. Solo noi europei possiamo fermarla. (traduzione di Nicola Vincenzoni)


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