A Reggio Emilia la disperata protesta dei facchini della Gfe

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Una forma di protesta estrema che per loro, che sono in maggioranza di origine indiana, significa anche sciopero della sete. Sotto la tenda a Campegine fa caldo e alcuni non stanno reggendo la prova fisica di tre giorni senza liquidi. Ma sono determinati ad andare avanti per il rispetto dei loro diritti come urla al telefono la delegata Cgil Kaur Sukwhinder conosciuta da tutti come «Goghi»: «L’abbiamo deciso noi lavoratori questo sciopero della sete, l’abbiamo fatto perchè non abbiamo altra scelta e rimarremo qua fino alla fine». La vicenda inizia lo scorso luglio quando, dopo uno sciopero che aveva visto un’adesione al 90%, la cooperativa applicò il contratto di lavoro nazionale come chiedeva il sindacato. Per i lavoratori una boccata d’ossigeno rispetto alle retribuzioni che andavano da un minimo di 3,90 euro lordi fino ad un massimo di 6,60 euro. Questa situazione però dura poco. Gfe lavora soprattutto per Snatt, realtà  della logistica reggiana (fa capo al gruppo Fagioli) che evidentemente non gradiva imaggiori costi dovuti al nuovo contratto. Perciò ha minacciato di rescindere il contratto e da quel momento l’azione della Gfe è stata quella di «dividere i lavoratori» spiega Sabrina Giovanelli della Filt Cgil. Sono state costruite altre due cooperative, Emilux e Locos Job in cui sono confluiti parte dei 500 soci lavoratori di Gfema con minori tutele contrattuali visto che è stato applicato il contratto Unci non riconosciuto dai sindacati più rappresentativi. In 220 si sono opposti a questo ricatto ma sono rimasti senza lavoro. Era appunto l’11 novembre e da quel momento è iniziato il presidio che sta arrivando agli esiti drammatici di questi giorni. L’azione legale promossa dalla Cgil ha portato infatti ad una condanna per condotta antisindacalema il giudice lo scorso venerdì ha negato la sospensiva con cui il sindacato chiedeva la revoca del nuovo appalto dato da Snatt alle due cooperative perchè illegittimo. Il giudice ha scelto di rinviare la decisione alla procedura ordinaria e l’udienza si terrà  il 4 maggio. Ma la notizia ha gettato nello sconforto i lavoratori. La decisione dello sciopero della fame è stata presa lunedì ma già  mercoledì ci sono stati i primi lavoratori che hanno avuto bisogno di cure mediche. «Non abbiamo visto la giustizia – rincara Goghi – eppure oggi danno tutti la colpa alla Cgil ma qui ci sono solo loro, non c’è neanche il sindaco del paese ». «Il fatto di non bere per così tanto tempo può portare ad un blocco renale – aggiunge Sabrina Giovanelli della Filt Cgil – ma loro non riescono a comprendere i tempi lunghi della giustizia ». I facchini rivogliono il loro lavoro e non accettano che Snatt li abbia fatti fuori in questo modo.


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