Alla Schneider lo stop degli operai «usa e getta»
Il contratto integrativo firmato nel 2004 e tuttora vigente prevede che tutti gli operai «in affitto» che consolidino 20 mesi di lavoro, anche non continuativi, abbiano diritto a essere inseriti in un percorso di stabilizzazione: ebbene, da fine 2010 l’azienda ha unilateralmente deciso di non applicare più questa norma, mettendo alla porta gli interinali prima che raggiungano la fatidica soglia. La Schneider ha sede a Parigi, ma in Italia ha diversi stabilimenti oltre alle sedi commerciali – Stezzano, Venaria, Rieti, Napoli – dove inspiegabilmente continua ad applicare la norma dei 20 mesi: solo nell’impianto ligure, specializzato nei trasformatori di misura, si è scelto il pugno di ferro. «Abbiamo 33 interinali che vengono utilizzati tutto l’anno – spiega Luca Bazzano, Rsu della Fiom –mentre un’altra trentina viene presa per i picchi di aprile-agosto. All’inizio hanno cominciato a mandarli via intorno al diciottesimo mese, oggi capita che non facciano compiere un anno e sono già fuori dopo dieci mesi». Un «usa e getta» che ha infastidito ovviamente non solo i precari, che pure hanno scioperato, ma anche i dipendenti: «Forse sembrerà strano che chi è “garantito” protesti per i gli interinali, ma noi ci siamo mobilitati almeno per due motivi. Intanto crediamo nella difesa dei diritti, la nostra è stata una fabbrica storica ai tempi dei partigiani e successivamente del sindacalismo. E poi vediamo una scelta che fa male all’industria, non solo ai lavoratori: formare continuamente nuovo personale potrà diminuire le nostre performances, rallentando la produzione e aumentando il numero degli scarti. Ed essendo la nostra una fabbrica di tipo artigianale, come la Ferrari, la qualità deve stare al primo posto, e non si possono neanche riparare gli scarti. Quindi, anche se la proprietà ci dice che il futuro non ha problemi economici, in questa gestione degli interinali noi invece vediamo un possibile calo della produzione». La Schneider, felice eccezione nel buio della crisi italiana, dal 2008 non ha fatto neanche un giorno di cassa integrazione. Ma all’orizzonte, però, i dipendenti vedono comunque un rischio di ridimensionamento, dato che di recente il gruppo ha acquisito la francese Areva, «che è come un nostro doppione – spiega la Rsu – e dunque temiamo una “razionalizzazione”, cioè la perdita di posti». Oggi i dipendenti diretti della sede ligure sono 126, interinali a parte. Gli operai della Schneider sono specializzati e attaccati al loro lavoro, d’altra parte questa fabbrica ha una storia antica. Nata nel 1919 nel momento del boom dell’elettrificazione del nostro Paese come «Scarpa e Magnano» (dal nome dell’operaio e ingegnere fondatori), passata poi al gruppo Magrini, l’azienda ha avuto la consacrazione internazionale quando è stata inglobata dentro la francese Schneider, nel 1999. Ma è proprio una decisione dei nostri cugine d’oltralpe, adesso, a fare paura.
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