Alla Stazione Ostiense la tendopoli della società  civile

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Roma – Alla Stazione Ostiense c’è il primo campo profughi della società  civile. Mentre nel resto d’Italia i migranti vengono trasferiti forzatamente nelle tendopoli e nei centri d’accoglienza o di detenzione, nello scalo ferroviario romano nessuna autorità  locale o governativa si era attivata per dare soccorso a cento profughi afghani, iracheni e pakistani che dormivano sul binario 15. Dieci giorni fa ci hanno pensato i Medici per i diritti umani a portare 25 tende, sgomberate l’indomani dalla polizia. Infine attraverso un accordo con le Ferrovie dello Stato è stato concesso un piccolo piazzale accanto a un binario morto per montare le tende. Così è nata la prima tendopoli di Roma. Non è abusiva, perché lo spazio è occupato in accordo con le Fs. Non è finanziata dal governo che ha costruito tendopoli ovunque in Italia, ma ha ignorato la situazione della stazione Ostiense, nota a tutti da almeno cinque anni.

Le tende e l’assistenza sul campo con un’unità  mobile sono fornite dai Medu, la protezione civile di Garbatella ha portato due bagni chimici. Ma purtroppo nessuno sta facendo la manutenzione e quindi emanano un odore nauseabondo. “Abbiamo tempestato l’Ama di telefonate per farli ripulire ma nessuno è intervenuto” spiega il coordinatore dei Medu, Alberto Barbieri. La solidarietà  della società  civile si è comunque attivata. Sono stati portati estintori per il pericolo di incendi, e 120 coperte sono state donate dalla Comunità  di Sant’Egidio. Molti singoli cittadini sono accorsi al campo per testimoniare solidarietà  e portare generi di prima necessità .

Il numero delle persone ospitate nella tendopoli varia da 80 a 100, perché molti sono in transito, verso il nord Europa, altri arrivano dai centri Cara, altri ancora sono appena arrivati in Italia dalla frontiera nord est, quella da cui transitano i camion in arrivo dalla Grecia. L’emergenza umanitaria al binario 15 della stazione Ostiense è stata causata dal blocco del meccanismo d’accoglienza alla Casa della Pace, decretato dal comune di Roma con la fine dell’emergenza freddo. Ora il trasferimento di piccoli gruppi nella struttura di accoglienza è stato riattivato grazie alle proteste dei Medu, ma soltanto fino al 3 maggio. “E’ un tempo brevissimo – continua Barbieri – abbiamo sollecitato un incontro con il direttore del V dipartimento, Scozzafava che si terrà  il 26 aprile”.  Intanto ai primi di maggio si prepara un’iniziativa cittadina con il coinvolgimento di esponenti del mondo della cultura per proporre “il riconoscimento di una struttura e l’istituzione di un centro di accoglienza nei pressi di Ostiense”. L’obiettivo è quello di continuare a tenere alta l’attenzione per avere risposte concrete dal Campidoglio e dal Ministero dell’Interno. (raffaella cosentino)

 

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