Clandestinità . La Ue boccia l’Italia: non può essere un reato

by Sergio Segio | 29 Aprile 2011 17:46

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Mettere in carcere gli immigrati irregolari, come previsto dalla legge sul reato di clandestinità , è illegale perché contrario alle normative europee che l’Italia non ha recepito. Lo ha stabilito ieri una sentenza della Corte di giustizia dell’ Ue, dopo il ricorso del cittadino algerino detenuto a Trento, Hassen El Dridi. Ora la decisione dei giudici di Lussemburgo, ampiamente prevista, dovrà  essere applicata dalla Corte d’appello di Trento e da tutti i tribunali che devono esaminare i ricorsi degli immigrati dietro le sbarre.
Di fatto viene cancellata la norma principale della politica del Governo contro l’immigrazione irregolare e l’opposizione ha parlato di «clamorosa debacle». Il ministro dell’Interno Maroni ha promesso di «porvi rimedio» e dalla maggioranza, soprattutto dalla Lega, si è levato un coro di critiche all’Unione europea. «Una sanzione penale quale quella prevista dalla legislazione italiana si legge nella sentenza può compromettere la realizzazione dell’ obiettivo di instaurare una politica efficace di allontanamento e di rimpatrio nel rispetto dei diritti fondamentali». Nel 2008 l’Ue ha varato la direttiva rimpatri che il Parlamento italiano avrebbe dovuto recepire entro il 24 dicembre 2010, ma che si è arenata a Montecitorio per l’opposizione delle Lega.
Secondo le regole europee, ricordate dalla Corte di giustizia dell’Ue, l’ordine di rimpatrio concede agli immigrati dai 7 ai 30 giorni, poi si può procedere «all’allontanamento coattivo» e solo se questo «rischi di essere compromesso dal comportamento dell’interessato, lo Stato membro può procedere al suo trattenimento». Inoltre gli immigrati possono essere fermati fino ad un massimo di 18 mesi «in un centro apposito e, in ogni caso, separati dai detenuti di diritti comune».
L’Europa «ci complica la vita», ha protestato Maroni, chiedendo «perché l’Ue se la prende solo con l’Italia?». Secondo il ministro «ci sono altri Paesi europei che prevedono il reato di clandestinità  e non sono stati censurati» e inoltre «l’eliminazione del reato accoppiata ad una direttiva europea sui rimpatri rischia di fatto di rendere impossibili le espulsioni». In realtà  la Corte di giustizia ha bocciato la norma che prevede il carcere e non il reato di clandestinità . Lo scorso gennaio inoltre la Commissione europea ha inviato una lettera di sollecito a venti Paesi, tra cui l’Italia, che non avevano recepito la direttiva rimpatri. Molti si sono adeguati alle richieste di Bruxelles, ma dall’Italia non è arrivata nessuna risposta. Maroni ha invece promesso di valutare le conseguenze della sentenza nei prossimi giorni e di «vedere come porvi rimedio». Per l’eurodeputato leghista Mario Borghezio la motivazione della sentenza «non sta né in cielo né in terra» e i giudici di Lussemburgo se la prendono con l’Italia perché «non conta un c….». Quindi, ha concluso, «cosa ci stiamo a fare in questa Ue».
Secondo l’europarlamentare leghista Matteo Salvini «questi giudici vivono sulla luna» e Berlusconi «invece di occuparsi delle bombe sulla Libia» dovrebbe ridiscutere «i 14 miliardi che mandiamo a Bruxelles ogni anno».
David Sassoli, capo delegazione Pd al Parlamento europeo, ha osservato che «la sentenza della Corte di Giustizia europea insieme al reato di clandestinità  boccia la legge, la politica e i pacchetti sicurezza del governo». Si tratta, ha aggiunto «di una debacle in piena regola» e ora l’esecutivo dovrebbe dire “cosa intende fare degli oltre tremila cittadini extracomunitari detenuti illegalmente e che hanno ingolfato la macchina della Giustizia». Questa sentenza, ha commentato il leader Idv Antonio Di Pietro, dimostra che «questo è un governo a tendenza mussoliniana, come abbiamo sempre detto, perché ragiona con la logica del manganello, ma poi viene sconfessato dai tribunali italiani e poi anche dalla Corte europea».
La presidente dei senatori Pd, Anna Finocchiaro, ha plaudito alla decisione della Corte Ue, sottolineando che questa «conferma quanto fossero a suo tempo fondate le obiezioni da parte dell’opposizione alla normativa del governo imposta dalla Lega». Ora, ha invitato la capogruppo Pd nella commissione Giustizia di Montecitorio, Donatella Ferranti, «il ministro Alfano non perda tempo e si attivi per adeguare il nostro ordinamento alla direttiva europea sui rimpatri dei clandestini». Il governo, ha concluso la deputata democratica, «non ha scuse per perdere tempo e la legge comunitaria all’esame della Camera potrebbe costituire un’occasione per intervenire con tempestività ».

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