Giustizia, il Pdl vuole la riforma entro luglio

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ROMA – Berlusconi la promette nelle piazze. Alfano ne garantisce il cammino in Parlamento. Dichiara il ministro che «l’obiettivo è arrivare al primo voto sulla riforma della giustizia entro l’estate». Quella costituzionale, s’intende. Quella che, dice l’Anm, «cambia la magistratura stessa, non le sue regole». Obiettivo ambizioso. Scontro assicurato. Un pezzo forte dell’estate calda per i giudici. Perché oltre alla riforma il Pdl vuol far marciare in fretta la prescrizione breve per gli incensurati, il processo lungo con la blocca-Ruby, la legge bavaglio sulle intercettazioni, provandoci con una stretta per ridurre al massimo l’uso delle medesime nei processi. Una vera e propria cavalcata sulla giustizia, in cui si inseriscono “volontari” dei progetti di legge. Come il senatore Pdl Luigi Compagna che ripropone la vecchia idea di “normare”, nel senso di abolirlo, il concorso esterno in associazione mafiosa. Oggi un reato frutto delle sentenze della Cassazione, domani un’arma in meno nelle mani dei pm. Scende in campo in prima persona Angelino Alfano nella gestione parlamentare della riforma che porta il suo nome. Un ruolo politico da protagonista il suo, che ha già  sperimentato nella tornata alla Camera con la prescrizione breve. Lì, in aula per due giorni, punto di riferimento del relatore Maurizio Paniz, dello stesso capogruppo Fabrizio Cicchitto, dei deputati. Lo dimostrano le foto scattate dalla tribuna. Adesso Alfano va avanti. Alle 18 partecipa a un incontro in cui, con Niccolò Ghedini, capigruppo d’aula (Gasparri, Cicchitto, la Santelli) e di commissione (Costa e Calderisi) decidono materialmente come muoversi sulla riforma. C’è il presidente della prima Donato Bruno, ovviamente non c’è la finiana Giulia Bongiorno, a capo della seconda. Di mattina s’erano incontrati i capigruppo della maggioranza per decidere la complessiva accelerazione sulla giustizia. Un impegno formale a sdoganare in fretta la riforma. Poi, alle 14, quello che il Pd considera un giallo: viene sconvocato l’ufficio di presidenza congiunto delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia. «Perché?» sì chiedono le Pd Ferranti e Samperi? Una ragione potrebbe stare nella nomina dei relatori. Certo ormai quello del pdl Manlio Contento per la Giustizia; ancora non definitivo quello di Gaetano Pecorella, di sicuro il deputato più quotato per curriculum professionale, per la prima commissione. Anche se c’è chi sponsorizza, alcuni dicono lo stesso Alfano, la candidatura del presidente Bruno. Si decide che non c’è più da perdere un giorno. Alfano promette «un ampio confronto con tutte le forze politiche». Voto entro agosto. Poi c’è tutto il resto. La pagina delle norme “salva Silvio”, mai così tante come in queste settimane. L’ordine è di accelerare su tutte, di portarle a casa il più in fretta possibile. Con uomini di fiducia come relatori. Ecco che già  oggi, al Senato, il presidente della commissione Giustizia Filippo Berselli ha messo in calendario la relazione generale sulla prescrizione breve che farà  il relatore Giuseppe Valentino. Si riprende dopo il primo maggio. Solo la tornata amministrativa, con l’interruzione dei lavori per una settimana, rallenterà  il voto in aula previsto per la fine del prossimo mese. Salvo che non intervenga un altolà  di Napolitano, che il Pdl teme possa giungere a legge già  votata, morirà  subito il processo Mills. A tagliare il traguardo prima, ma per andare alla Camera, sarà  il processo lungo, più poteri alle difese nel dibattimento e divieto di usare le sentenze definitive. Ma anche, questo farà  inserire il relatore (ex An) Franco Mugnai, la blocca-Ruby, l’obbligo per il giudice di sospendere il processo davanti a un conflitto di attribuzione. Una norma semplice, racconta chi l’ha vista: «Il giudizio è sospeso in presenza di un conflitto». Votata in un ramo del Parlamento, secondo il Pdl, essa dovrebbe automaticamente spingere i giudici di Milano a fermarsi. Sempre che, nel frattempo, il conflitto sia arrivato alla Corte.


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