Gli scafisti gettano in mare i migranti a Lampedusa mille nuovi sbarchi
LAMPEDUSA – Arrivano da tutte le parti. Dalla Tunisia e dalla Libia. Sbarcano a Lampedusa, ma anche a Pantelleria dove tre scafisti hanno buttato in mare 40 tunisini in prossimità dell’isola per sfuggire alle motovedette italiane. Soltanto ieri sono sbarcati quasi mille migranti, 535 subsahariani con un unico barcone della speranza. Così oggi il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nuovamente in visita a Lampedusa – dopo aver promesso di liberare l’isola in poche ore – rischia di ritrovarsela più satura di prima, con un centro di accoglienza gremito da centinaia di nuovi ospiti. Perché l’onda migratoria dal nord Africa sembra inarrestabile. Il mare è buono e, come spiegano i pescatori di Lampedusa e i marinai della Guardia Costiera che da mesi sono impegnati nei soccorsi in mare, altri barconi potrebbero arrivare con il loro carico di disperati. Il gruppo più consistente di extracomunitari giunto ieri sera a Lampedusa proveniva dalla Libia, erano oltre cinquecento a bordo di un vero e proprio peschereccio di oltre trenta metri. Si tratta di eritrei, somali, pachistani, nigeriani, con molte donne che tenevano in braccio i loro bambini alcuni piccolissimi. Sono tutti salvi, nessuno è finito in mare o è annegato come i 350 di due giorni fa quando, durante il naufragio nelle acque maltesi, ne sono morti oltre duecento ed i cadaveri vengono ancora sospinti dalle correnti verso le coste nordafricane, da dove erano partiti. Il mare nel Canale di Sicilia continua ad essere gremito di barconi ed il loro flusso preoccupa non soltanto l’Italia, ma anche Malta rinfocolando tensioni nei rapporti diplomatici tra i due paesi. I maltesi che ieri accusavano gli italiani di non avere voluto soccorrere 170 migranti recuperati da una vecchia motovedetta maltese che voleva farli sbarcare a Lampedusa. «L’Italia si è rifiutata di dare assistenza a queste persone – dice Ivan Consiglio, portavoce delle Forze Armate maltesi – sostenendo che a Lampedusa non erano in grado di garantire assistenza sanitaria e che mancava anche il cibo, costringendoci a ritornare indietro e portarli a Malta». Più duro il ministro degli Interni maltese, Carm Mifsud Bonnici che ha accusato le autorità italiane di «essere irresponsabili». Attacca il ministro: «Gli italiani hanno violato i loro obblighi giuridici e umanitari e l’atteggiamento è sbagliato quando si tratta di tali circostanze». Diversa la versione fornita dalle autorità italiane per bocca del capitano di vascello, Vittorio Alessandro, secondo il quale gli extracomunitari a bordo della motovedetta maltese non sono stati fatti sbarcare a Lampedusa perché non c’erano emergenze sanitarie. E mentre ieri Malta e Italia si scambiavano accuse reciproche, a Pantelleria si stava consumando un altro dramma causato da tre scafisti senza scrupoli che a poche centinaia di metri dalle coste dell’isola avevano buttato in mare i loro “passeggeri” per sfuggire alle motovedette dei carabinieri e della Guardia Costiera. Dopo l’inseguimento gli scafisti sono stati arrestati. Il blocco delle partenze, sancito dall’accordo tra Roma e Tunisi, dunque fa ancora acqua da tutte le parti visto che dall’Africa continuano a partire barconi diretti in Italia. Magari cambiano rotta puntando verso Pantelleria, molto più vicina rispetto a Lampedusa che è più battuta dai mezzi navali ed aerei della nostra Guardia Costiera e della Guardia di Finanza. A Lampedusa gli ultimi arrivati si vanno ad aggiungere ai 70 tunisini rimasti nel Centro di accoglienza e che saranno rimpatriati dopo i primi trenta rispediti indietro l’altro ieri.
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