Il denaro batte i decreti improvvisati. Così si è sciolta la cordata dei patrioti

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Eppure non è che si trattasse di qualche furbetto del quartierino in vena di guasconate. Stavolta nell’operazione si erano impegnati alcuni fra i nomi più importanti del gotha finanziario domestico come Intesa-Sanpaolo, Unicredit, Mediobanca: il meglio insomma del sistema creditizio, che avrebbe dovuto affiancare quel potente braccio economico pubblico che è la Cassa Depositi e Prestiti, opportunamente riformata nel suo statuto per chiudere la partita. Non appena i signori di Lactalis hanno detto di essere disposti a pagare 2,6 euro ad azione per l’intero capitale di Parmalat, trombe e tamburi della gran banda nazionale si sono di colpo azzittiti. Adesso il ministro Tremonti, che era pronto per la sua parte a rinverdire la non più mitica era delle partecipazioni statali, cerca addirittura di trasformare una sonora batosta in una sorta di mezza vittoria facendo intendere che comunque il suo intervento avrebbe avuto il merito di far salire il prezzo delle azioni a vantaggio degli azionisti dell’azienda di Collecchio. Una risibile trovata che ricorda la celebre storiella di quel tale che, disarcionato dal cavallo, spiegava di essere stato lui a decidere di scendere così di sella. Si è così dovuto assistere anche alla penosa scena di un presidente del Consiglio ammutolito nella conferenza stampa congiunta con Nicolas Sarkozy mentre quest’ultimo pontificava sui rapporti economici italo-francesi affermando che la complementarietà  fra i due paesi sarebbe data dal fatto che «noi abbiamo le grandi imprese e voi tante piccole e medie». Uno schiaffo sonante a cui Silvio Berlusconi ha saputo replicare soltanto infliggendosi pure l’umiliazione di definire «non ostile» la scalata di Lactalis a Parmalat. Si fatica a trovare nella storia politico-economica, non solo recente, una consimile Caporetto tanto di forma che di sostanza. Si dura meno fatica, viceversa, a indicare le ragioni di una tale debacle: a cominciare dalla furbizia pressappochista del ministro Tremonti che ha creduto di poter colmare con qualche decreto improvvisato il vero handicap italiano nella vicenda. Ma non è la manipolazione del diritto che può rimediare alla mancanza di quella forza risolutiva sul mercato che è il denaro. I francesi hanno capito che questo era il nostro punto debole e ci hanno infilzato. Ci sono tutte le premesse perché il gioco si ripeta, prima o poi, anche con altri patrioti, quelli che hanno sventolato il tricolore su Alitalia.


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