La rabbia dei tunisini
LAMPEDUSA – La rabbia dei tunisini era soltanto repressa. Ma che prima o poi sarebbe esplosa era nell’aria. È accaduto ieri pomeriggio, quando tra le centinaia di giovani migranti accampati all’aperto sulle banchine del porto grande, si è sparsa la voce che sarebbero stati rimpatriati. Tutto vorrebbero, tranne questo. Ovviamente. «Sicilia, Sicilia. Libertà , libertà », hanno gridato chiedendo il trasferimento immediato in terra ferma. Non vogliono più stare a Lampedusa, in questa sorta di prigione da cui non vedono l’ora di scappare. Molti dei loro compagni di avventura, e precisamente 2616, tra mercoledì notte e ieri mattina sono stati trasferiti con navi e aerei nel sud Italia. Un sollievo per chi è riuscito a partire che però ha generato più di un sospetto tra quelli, e sono tantissimi, che non sono stati ancora convocati per l’identificazione. E che inoltre non ricevono alcuna notizia sul loro destino. La rabbia si scatena dopo l’ennesimo rifiuto delle forze di polizia alle loro richieste. Fanno il passa parola e si radunano in un lato del porto. Tengono una breve ma concitata assemblea e alla fine decidono di diramarsi in due gruppi. Uno, composto da un centinaio di persone, si dirige in corteo sulla via principale di Lampedusa, e un altro, molto più numeroso rimane al porto gridando slogan contro i responsabili della sicurezza. La tensione sale subito a mille. E nonostante le rassicurazioni degli stessi poliziotti, degli operatori sociali e dei mediatori culturali presenti nell’accampamento-pattumiera in cui sono ammassati, tentano di assaltare i tendoni della Croce rossa. Non si fidano più di nessuno. Ma soprattutto chiedono di non essere rispediti in Africa. «Vi chiedo fiducia e pazienza – è l’invito del responsabile della polizia Corrado Empoli con l’aiuto di un traduttore arabo -. Non tornerete in Tunisia». Cerca di riportare la calma, un po’ ci riesce, anche se i migranti annunciano lo sciopero della fame. La tensione si abbassa, ma è pronta a riaccendersi in qualsiasi momento. Stando alle parole del funzionario di polizia, il loro trasferimento sarebbe imminente. La stessa cosa afferma il sindaco poco prima della protesta: «Entro tre giorni saranno portati tutti via», dice il primo cittadino smentendo anche lui le voci di rimpatrio dei tunisini rimasti nell’isola. «Lo escluso nella maniera più assoluta, non c’è nessun accordo di riammissione con il governo di Tunisi. Quelle che circolano sono voci infondate». È stato il presidente del consiglio l’altro ieri a parlare di rimpatrio, «almeno per alcuni tunisini», insistomo. «Ripeto – replica il sindaco – tutti gli immigrati che partono da qui saranno trasferiti nei siti individuati dal ministero nelle altre regioni italiane. Dove andranno di preciso non lo so, anche perché la Protezione civile sembra che non sia ancora riuscita ad approntarli tutti. Di sicuro so che i circa tremila immigrati già trasferiti tra ieri e questa mattina sono destinati nei centri di Manduria, Brindisi, Trapani e Crotone». La giornata era cominciata tutto sommato abbastanza bene. Dal piccolo porto di cala Pisana, sul versante opposto al porto principale dell’isola, intorno alle 11 e mezza era partita la seconda nave con seicento immigrati a bordo diretta a Taranto. La prima nave, la Excelsior era partita durante la notte con 1716 persone immigrati a bordo. Destinazione Puglia. Potrebbe essere effettivamente l’inizio dello svuotamento di Lampedusa, la fine dell’emergenza che ha messo in crisi l’isola in questi ultimi due mesi. Ma il condizionale è d’obbligo, perché proprio mentre cominciava il primo trasferimento di massa, a Lampedusa si registravano altri cinquecento nuovi arrivi dall’Africa. E chissà quanti altri ne seguiranno nei prossimi giorni. Lo stato di allerta resta dunque altissimo. E nessuno a Lampedusa si fa troppe illusioni. La situazione, almeno dal punto di vista delle presenze, è decisamente migliorata. Le strade del paese, i centri di accoglienza e gli accampamenti improvvisati sopra e accanto al porto sono ancora pieni di tunisini. L’isola comincia a respirare. A dirlo sono i numeri. È sempre il sindaco De Rubeis a fornirli. «Attualmente nell’isola Lampedusa ci sono 3631 migranti, compresi i cinquecento arrivati nelle ultime ore». Poco più della metà di quanti ce n’erano appena martedì scorso. La promessa del governo (almeno questa) sull’invio delle navi per i trasferimenti è stata dunque mantenuta. Ce n’erano infatti cinque ieri mattina ormeggiate al largo dell’isola. Una di queste è poi partita nel corso della giornata con altri circa 600 immigrati a bordo. Un’altra partenza era prevista per il pomeriggio ma è stata rinviata per «motivi tecnici». In ogni caso il sindaco De Rubeis (dell’Mpa di Raffaele Lombardo) è ottimista e non smette di ringraziare Berlusconi per aver accettato l’invito di venire a Lampedusa. Dice di essere «sicuro che il presidente del consiglio manterrà almeno il sessanta per cento» delle innumerevoli promesse fatte l’altro giorno. Ieri in paese, prima che la scena venisse occupata dalla protesta dei tunisini, non si parlava d’altro. E le opinioni tra i residenti, nonostante i cori da stadio che hanno accolto il premier, sono molto contrastanti. C’è chi non manca di sottolineare come «questa emergenza sia stata voluta dal governo che per due mesi non ha mosso un dito per affrontarla», e chi invece decanta «le doti eccezionali del capo del governo che avuto il coraggio di incontraci a casa nostra». È ancora il sindaco che parla: «Intendiamoci: io sono dell’Mpa e il mio leader politico è il caro amico Raffaele Lombardo – chiarisce De Rubeis – però ho molta stima di Silvio Berlusconi, perché ha dimostrato come a Napoli di risolvere i problemi. Le promesse le mantiene. Vedete – aggiunge mostrando i militari del genio civile che ripuliscono i rifiuti accanto agli accampamenti al porto – questa è un’altra conferma. Ci ha promesso le navi e le navi sono arrivate, ci ha promesso la pulizia delle aree e le pulizie sono cominciate. Sono sicuro che manterrà anche molti degli altri impegni presi con la popolazione, tra queste la riduzione del costo del gasolio, la moratoria fiscale e gli spot televisivi per la promozione turistica a Lampedusa». Il sindaco ha impedito ogni forma di dissenso in piazza durante il comizio. Ma ribadisce la sua dottrina: «La figura del presidente del consiglio va sempre rispettata». E per dimostrare che non ne fa una questione di colore politico, De Rubeis annuncia di aver già invitato a Lampedusa anche il presidente della repubblica Napolitano, e che da «grande cattolico» quale si ritiene, intende girare lo stesso invito anche al papa.
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