L’Aquila: a due anni dal terremoto non dimenticare le vittime e le macerie

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Nei giorni scorsi la Fondazione aveva rivolto un appello ai politici affinchè evitassero “teatrini e risse” sul terremoto, dichiarando di volere accogliere “solo il Presidente della Repubblica in rappresentanza degli italiani”. “La presenza del Capo dello Stato – ha detto il sindaco Massimo Cialente – testimonia l’affetto e la vicinanza che il presidente ha dimostrato fin dalle prime ore del sisma e rappresenta simbolicamente i sentimenti di solidarietà  e condivisione dell’intero popolo italiano rispetto alla tragedia che ci ha colpito”. Cialente ha ringraziato anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta “che è stato sempre vicino alle istituzioni e alla popolazione aquilana, per aver accolto il nostro invito a rappresentare il Governo italiano durante la solenne funzione in basilica”.

Prosegue intanto la raccolta di firme promossa dalle associazione cittadine per la proposta di legge di iniziativa popolare per la ricostruzione dell’Aquila. Il testo rappresenta un vero e proprio esercizio di democrazia, dal momento che alla sua stesura hanno partecipato centinaia di persone. La proposta infatti è stata scritta inizialmente da cinquanta cittadini e successivamente è stata messa a disposizione di tutti su una piattaforma Wiki, così che ognuno ha potuto dare il proprio contributo modificando o implementando la proposta.

“A due anni dal terremoto la ricostruzione sembra procedere a rilento e, soprattutto, mancano certezze su quando la situazione tornerà  normale” – afferma Libera che chiede di “non dimenticare le tante crepe della ricostruzione”. Oggi “migliaia di aquilani vivono in 19 ‘new town’, ma ciò che risulta difficile ricostruire è il tessuto sociale” – sottolinea l’associazione. Conferma questa situazione la ricerca Microdis-L’Aquila, degli atenei di Firenze, Marche e L’Aquila, condotta su 15 mila terremotati. Dallo studio – secondo cui “la ricostruzione è più lenta che in Indonesia” – emerge “la mancanza di luoghi di ritrovo per una comunità  morta assieme al sisma”.

Libera ha pubblicato un dossier (in .pdf) nel quale muove dettagliate denunce sul post-terremoto: da “l’oro dei bagni chimici”, all’affaire macerie, dal “progetto C.A.S.E. soldi e cemento” alle “mani sugli appalti” fino “all’ordinanza cancella reati”. L’associazione di contrasto alle mafie ricorda nel dossier le diverse inchieste giudiziarie post-terremoto che sono “a rischio prescrizione”. “A due anni dal terremoto la Procura della Repubblica dell’Aquila ha pressoché concluso il corposo lavoro di indagine che ruota intorno ai crolli del terremoto che hanno causato la morte di 309 persone. Quella che è stata definita ben presto la maxi inchiesta sul terremoto ha portato all’apertura di circa 215 fascicoli: di questi 15, tra cui quello sul crollo della casa dello studente, uno dei simboli più commoventi del sisma, sono procedimenti in corso che in andranno a processo. La restante parte – circa 200 – o è stata archiviata oppure è oggetto di istanze di archiviazione” – afferma l’associazione fondata da don Ciotti. “Accanto alla maxi inchiesta sul terremoto, viaggia l’inchiesta sulla commissione Grandi Rischi, per la quale i pm aquilani hanno iscritto sul registro degli indagati sette persone, tra cui vertici della Protezione civile nazionale e dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) che parteciparono all’Aquila alla riunione del 31 marzo 2009, cinque giorni prima del sisma, al termine della quale – secondo l’accusa – furono lanciati messaggi rassicuranti che non fecero attivare precauzioni in grado di salvare vite umane”.

Ieri il Procuratore capo della Direzione nazionale antimafia, Piero Grasso ha visitato il comune di Onna “paese simbolo” del terremoto dell’Aquila, per rendersi conto in prima persona dello stato dell’arte a due anni dal sisma. E’ stata anche l’occasione – riporta AbruzzoWeb – per parlare di infiltrazioni mafiose nel luogo conosciuto come “il più grande cantiere d’Europa”, della cui legalità  si stanno occupando le istituzioni, tra mille difficoltà  ed una gigantesca macchina, quella della criminalità  organizzata, che lavora a pieno regime per entrare a far parte della ‘torta’ della ricostruzione pesante. “Bisogna capire i metodi mafiosi – ha spiegato Grasso – e tenere unite le istituzioni, perché la mafia, come ormai sanno tutti, si getta a capofitto nel business e punta a crescere dove persistono difficoltà , specie di tipo economico, che possono permettere ad un imprenditore di accettare una valigia piena di soldi rapidi”.


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