L’Aquila due anni dopo: 12.500 i bambini colpiti dal terremoto
L’AQUILA – Sono stati 12.500 i bambini e gli adolescenti colpiti dal terremoto del 6 aprile 2009, di cui quasi 6000 di età compresa tra 0 e 9 anni e 6500 tra i 9 e i 19 anni. Il dato della protezione civile è emerso durante il convegno “Proteggere i bambini nelle emergenze”, organizzato stamani a l’Aquila da Save the Children Italia in collaborazione con l’associazione Focolare Maria Regina, nel corso del quale è stato presentato il decalogo sulla sicurezza dei minori nei casi di emergenze, rivolto a organizzazioni, istituzioni ed enti coinvolti nel fronteggiare le catastrofi naturali. Sulla base di due studi effettuati rispettivamente dal comune dell’Aquila e dall’ospedale Bambino Gesù di Roma, Save the Children ha ricostruito il quadro generale sulla condizione dei minori colpiti dal terremoto. Così si scopre che a quasi 2 anni dal sisma si stimano in quasi 3000 i bambini e adolescenti accolti nei MAP e Progetto CASE nel comune dell’Aquila e rappresentano quasi il 20% della popolazione complessiva residente nelle new town. Sono inoltre ancora molti i minori che rivivono ogni giorno il trauma del terremoto .
Oltre il 5% dei bambini aquilani da 3 a 14 anni presenta tuttora disturbi legati all’ansia, come mancanza d’attenzione e lamentele somatiche, e oltre il 7% dei ragazzi da 6 a 14 anni soffre di sindrome post-traumatica da stress che si manifesta con paura intensa, senso di impotenza e orrore, il rivivere in maniera persistente il momento drammatico, difficoltà di addormentarsi, ipervigilanza. Un dato che è il triplo rispetto alle altre province abruzzesi. Sul versante scolastico poi si registra un decremento di 700 alunni nel numero di iscrizioni per l’anno scolastico 2010-2011 rispetto a quello precedente e la riapertura di soli 5 asili nido rispetto ai 12 aperti prima del terremoto.
“La sofferenza emotiva di tanti bambini e adolescenti – ha sottolineato Raffaela Milano Responsabile Programmi Italia-Europa di Save the Children -, l’assenza di adeguati spazi di socializzazione, l’emorragia di iscrizioni a scuola, sono tutti segnali che non possono essere sottovalutati e indicano una difficoltà dei minori così come del resto della comunità a uscire da una dimensione di emergenza, insicurezza, paura”,. “D’altra parte mancano interventi specifici e strutturati nel tempo che aiutino i bambini e le loro famiglie a reagire e ritornare a una situazione di piena e positiva normalità , oltre poi alle lentezze registrate sul versante della ricostruzione materiale della città e dei luoghi colpiti”. (lc)
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