Lega shock: “Ora eserciti regionali” e con La Russa è subito scontro

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ROMA – La Lega propone di creare gli eserciti regionali. Ventimila volontari, miliziani regolarmente armati e chiamati a garantire l’ordine pubblico o a rispondere alle calamità  naturali prendendo ordini anche dai governatori. L’iniziativa viene sottoscritta da quasi tutti i deputati del Carroccio che dopo il flop degli Alpini regionali e delle Ronde padane guardano al modello della Guardia nazionale americana o della Schweizer armee, l’esercito svizzero. La proposta viene subito affondata da tutti i partiti, anche di maggioranza. Si va dall’accusa di «sovversione» a quella di «propaganda» per nascondere l’appiattimento leghista sulle leggi ad personam e l’incapacità  di gestire la crisi immigrati. Ma il Carroccio tira dritto. Il suo capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni, parla di «critiche strumentali» e spiega: «Condivido la proposta che non ho firmato proprio perché non venisse bollata di parte, il nostro obiettivo è quello di trovare la massima condivisione possibile». Le milizie – recita la proposta sottoscritta dal capogruppo leghista in commissione Difesa (l’ingegnere idraulico di Belluno Franco Gidoni) – dovrebbero essere formate da volontari italiani under 40 che hanno terminato il servizio senza demerito. Chiari i loro compiti: «Devono essere pronti ad intervenire nel caso di calamità , gravi attentati, incidenti alle infrastrutture o ai siti produttivi e per mantenere l’ordine pubblico». Delle forze «agili e flessibili», reclutate su base regionale con le stesse divise dell’esercito (più lo stemma della propria regione) in servizio un mese all’anno ma sempre pronte all’uso. Ventimila uomini addestrati dall’esercito e dai Carabinieri raggruppati in venti battaglioni regionali da mille uomini l’uno sotto il comando di altrettanti Tenenti colonnelli militari. Che risponderebbero, a seconda dei compiti, allo Stato maggiore, al governo o direttamente ai governatori delle regioni. Che nelle loro mani avrebbero mille miliziani «armati», dotati dello stesso equipaggiamento dei Carabinieri. In pochi minuti sulla proposta si abbattono le critiche di tutto il Parlamento. A partire da quelle del ministro della Difesa Ignazio La Russa (di nuovo in rotta con la Lega dopo il 150esimo anniversario dell’Unità ), che dall’Afganistan prima chiede se si tratti di una «boutade», poi puntualizza di non avere ancora letto la proposta ma che comunque «in ogni Paese, anche in quello più federalista, l’esercito non viene mai regionalizzato o parcellizzato: è una delle caratteristiche dello Stato unitario». Il progetto leghista viene bocciato anche dai governatori. Da quelli del Pd (il toscano Rossi, l’umbra Marini e il ligure Burlando), che ricordano come per le catastrofi naturali ci siano già  gli uomini della protezione civile e della Croce rossa. E da quelli del Pdl, come Renata Polverini che parla di «momento di estrema fantasia della Lega». Si allinea il friulano Tondo. Dal canto suo in Parlamento il Pd si chiede se i padani stiano puntando «alla secessione militare». Francesco Boccia minaccia: «Se non ritirano la proposta salta il federalismo» (i democratici si sono astenuti sull’ultimo decreto). L’Idv parla di «follia» e di «pericolosa panzana elettorale», mentre l’Udc con il segretario Cesa stigmatizza «l’ennesima provocazione che fa solo perdere tempo al Paese». E se per i finiani (Urso) «è una sciocchezza come le ronde», per i rutelliani «il Carroccio cerca di mascherare il fiasco sull’immigrazione». Laconico il generale Franco Angioni – ex comandante Nato nel Sud Europa – che all’Adnkronos dice: «Una simile idea l’ebbe Mussolini nel 1924, non vorrei fosse un revival».


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