«I giovani non si fermeranno Ora chiedono la democrazia»

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Fino a qualche giorno fa Malas sperava ancora in una soluzione pacifica della crisi, per quanto mettesse in guardia dalle tante minacce che la insidiano. E aveva previsto (a ragione) che la fine dichiarata dello stato d’emergenza, lungi dal placare la piazza, l’avrebbe incoraggiata a esprimere le altre richieste. «All’origine della collera ci sono i 50 anni vissuti senza libertà  politiche e d’espressione, in assenza di partiti politici e di giustizia sociale. La fine dello stato d’emergenza è la rivendicazione chiave del movimento di protesta, ma non l’unica. I manifestanti non intendono fermarsi: chiedono la liberazione dei detenuti per reati d’opinione e una Costituzione democratica» . I suoi 65 anni ora la tengono lontano dalla piazza. «Queste proteste sono state avviate e condotte da una nuova generazione di giovani che in passato non aveva mai partecipato a movimenti politici. La nostra generazione, che ha vissuto questi ultimi 40 anni di repressione, sta osservando e attende con ansia i risvolti di questa crisi» . Come andrà  a finire, secondo lei? «Speravo in questa mobilitazione ma sono rimasto deluso che si sia orientata verso forme di scontro frontale violento con parole d’ordine oscure, che hanno colorazioni religiose non democratiche. Il malcontento politico, la repressione e l’assenza di libertà  toccano tutti gli strati della società  siriana e tutti gli orientamenti politici, compresi quelli islamici; questo ha permesso la nascita di movimenti fondamentalisti salafiti sotto copertura di sigle islamiche legali. Questi movimenti non credono nelle trasformazioni democratiche e sono spesso pronti a passare ad azioni violente» . Cos’altro minaccia un esito positivo della crisi? «Le incognite si nascondono negli stessi meandri del regime, dove si sono creati interessi e correnti che tentano di ostacolare il cambiamento. Ho anche la sensazione che forze esterne e altri regimi arabi stiano tentando di sfruttare il momento e plasmare il cambiamento per dare allo scontro una dimensione confessionale ed etnica, nel quadro dei conflitti in corso in Medio Oriente» . Le rivendicazioni dei manifestanti sono compatibili con la permanenza di Assad al potere? Chi comanda davvero in Siria? «Il regime con la sua condotta, ispirata da due correnti contrapposte, da una parte assume come sue le rivendicazioni di cambiamento e promette di applicarle e dall’altra pratica una repressione violenta per mano delle forze di sicurezza. Mi auguro che la soluzione sia politica e non di sicurezza» .(traduzione a cura di Anbamed)


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