«Sì ai permessi temporanei, la Francia ci è ostile»

by Editore | 8 Aprile 2011 6:49

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ROMA — Il decreto ora c’è. Prevede un permesso temporaneo di soggiorno per motivi umanitari per tutti: clandestini e richiedenti asilo, tunisini e altri nordafricani, giunti in Italia «dall’ 1 gennaio alla mezzanotte del 5 aprile 2011» . E all’articolo 3 consente ai possessori «di un titolo di viaggio la libera circolazione nei Paesi Ue, conformemente alle previsioni della convenzione di applicazione di Schengen» . Il governo si ricompatta, fa partire da Lampedusa il primo rimpatrio aereo di 30 tunisini, inizia a ridimensionare la tendopoli da 4000 posti di Manduria, riguadagna, nel ruolo di mente operativa, il sottosegretario Alfredo Mantovano e amplia i poteri di accoglienza alla Protezione Civile di Franco Gabrielli. Ma la Francia non ci sta. E scoppiano scintille diplomatiche. Lo dichiara il ministro dell’Interno Claude Guéant: «All’interno dello spazio Schengen non basta avere un’autorizzazione di soggiorno in uno degli Stati membri ma sono necessari documenti di identità  e, soprattutto, una giustificazione di risorse» . «Un segnale ostile» dichiara alla Camera il ministro dell’Interno, Roberto Maroni. E la sera a Porta a Porta aggiunge: «Se la Francia li blocca esca da Schengen» . Oggi Guéant sarà  a Milano a colloquio con Maroni, che annuncia: «Tutto si risolverà » . In attesa del bilaterale Berlusconi Sarkozy del 26 aprile, meglio evitare strappi. «La Francia è un Paese amico con cui bisognerà  trovare linee d’intesa» , spegne il ministro della Difesa La Russa. Ci si appella all’Europa. Il presidente del Senato, Renato Schifani, sottolinea che «il problema dell’immigrazione clandestina non è un problema italiano, è un problema europeo. Chi ritiene di doverlo recintare all’interno del nostro stesso Paese si sbaglia» , con chiaro riferimento alla Francia. Ma il portavoce Ue, Marcin Grabiec, disillude. Dare un permesso, spiega, «non implica che queste persone abbiano un permesso automatico di viaggiare» . A frontiere francesi chiuse, dunque, non ci sarebbe lo «svuotamento della vasca» auspicato dal leader leghista Umberto Bossi, che vuole una «politica dura» . E complesso sarebbe gestire l’ondata di risacca degli oltre 22mila tunisini, cui ora si sommano gli oltre duemila profughi. Già , perché il testo uscito ieri dal Consiglio dei ministri, ancora in bozza, parla di rilascio del permesso per motivi umanitari agli «appartenenti ai Paesi del Nordafrica» , «affluiti» in Italia fino alla «mezzanotte del 5 aprile» . Salvo ritocchi, resterebbero fuori anche i sopravvissuti al naufragio di mercoledì all’alba. Per quelli cui il permesso «non è stato rilasciato o è stato revocato» si dispone «il respingimento o l’espulsione» . Anche «con accompagnamento immediato alla frontiera» . Niente permesso per gli appartenenti a categorie «socialmente pericolose» o espulsi con notifica anteriore all’ 1 gennaio. Regolarizzati anche i richiedenti asilo la cui richiesta «può essere convertita» in richiesta di permesso, come si legge al comma 5 dell’articolo 2. Il permesso sarà  concesso «gratuitamente» . E potrà  essere richiesto entro 8 giorni alle questure che dovrebbero approntare «specifiche procedure d’urgenza» . Ma non è ben approfondito come si garantirebbero controlli atti proprio ad evitare la regolarizzazione di criminali.

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