Napolitano: valuterò attentamente le norme sulla prescrizione breve
PRAGA – Il pesante parere negativo del Csm? E le preoccupazioni e le proteste dei familiari delle vittime, a cominciare da quelli della strage di Viareggio? Insomma: c’è il rischio che la prescrizione breve faccia saltare migliaia di processi? Giorgio Napolitano la pensa così: «Valuterò i termini di questa questione quando saremo vicini al momento dell’approvazione definitiva in Parlamento». Il presidente della Repubblica in missione a Praga inaugura anche la rinnovata stazione della città (opera del gruppo italiano Grandi Stazioni, controllato dalle Fs), e a margine della visita risponde ai giornalisti. Una sola battuta sull’infuocato via libera della Camera al processo breve ma quanto basta a far drizzare le antenne sulle intenzioni e i dubbi del Colle. E ne nasce un caso, che manda subito in fibrillazione il centrodestra fino al punto da ipotizzare una imminente salita al Colle del ministro Alfano per un chiarimento (poi non confermata). Perché, secondo un’immediata lettura delle parole pronunciate a Praga, il capo dello Stato non solo si riserverebbe l’attenta valutazione di tutto il dossier processo breve ma, ed ecco la novità , ancor prima dell’approdo definitivo al Senato. Non potrebbe certo scattare sul piano formale (visto che il presidente della Repubblica può pronunciarsi solo dopo l’approvazione finale della legge) ma, per esempio, attraverso un monitoraggio sul testo con governo e forze politiche, in corso d’opera. E magari ricorrendo ancora una volta alla moral suasion per rimettere mano al provvedimento, nei punti più critici, portando un testo diverso al voto di Palazzo Madama. Ciò però renderebbe necessario il ritorno a Montecitorio, facendo slittare i tempi. In passato è già accaduto. Il capo dello Stato la scorsa estate esternò pubblicamente la sua contrarietà alla legge sulle intercettazioni che, approvata dal Senato, era in discussione alla Camera.
Il clima del dopo-approvazione è incandescente. Con l’Anm che attacca la legge come «amnista permanente per numerosi e gravi reati, e che uccide almeno 15 mila processi». Anche il giornale dei vescovi Avvenire boccia tutto: «Non chiamatelo processo breve perché, al di là del caso singolo Berlusconi, non scioglie i nodi della questione giudiziaria italiana». E in questo contesto la battuta di Napolitano finisce per trasformarsi in un messaggio lanciato alla maggioranza, che trova conferma ai propri timori sulle intenzioni del Quirinale. Rientrati, in qualche modo, quando nel pomeriggio arriva una precisazione del Colle sulle parole si Napolitano: interpretarle come l’annuncio di un intervento preventivo sulla legge «è del tutto arbitrario». L’intenzione espressa di valutare il processo breve quando sarà «vicino» al momento dell’approvazione? Significa, specifica la nota diffusa da ambienti del Quirinale, che il capo dello Stato «comincerà a esaminare il testo alla vigilia della decisione che gli toccherà prendere a proposito della promulgazione». Ovvero, con l’approvazione definitiva compiuta a Palazzo Madama.
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