Norme anti immigrati quello scudo demolito a colpi di sentenza

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ROMA – Aggravanti cancellate. Reati disapplicati. Detenzioni illegittime. Sconti di pena. Sanatorie allargate. La politica migratoria del governo perde un pezzo dopo l’altro. A picconare la Bossi-Fini sono tribunali ordinari, Consiglio di Stato, Corte di Cassazione, Consulta e ora anche la Corte Ue. Tutti d’accordo a far cadere le principali norme anti-clandestini. Nel nostro Paese la macchina delle espulsioni non ha mai davvero funzionato. Un esempio? Nel 2009 su oltre 52mila irregolari fermati, solo 18mila (il 34,7%) sono stati effettivamente rimpatriati: il dato più basso dal 1999. Il governo Berlusconi ha per questo irrigidito ancor più le maglie della Bossi-Fini, con nuovi reati e aggravanti. Il risultato? Un disastro giudiziario. L’ultimo schiaffo arriva dalla Corte di giustizia dell’Unione europea che boccia il reato di clandestinità  (introdotto con il pacchetto sicurezza del 2009), o meglio la parte che punisce con il carcere gli immigrati irregolari. Per capirne la portata basta pensare che 3.118 detenuti stranieri sono rinchiusi nelle carceri italiane per il reato, appunto, di clandestinità . Ma ben prima dell’Europa si erano mossi i tribunali. Da Torino a Genova, da Milano a Firenze, da Brescia a Roma, nei mesi passati, molti giudici hanno assolto immigrati irregolari che non avevano ottemperato all’ordine d’espulsione del questore. Il motivo? La loro detenzione contrasta (così come ribadito dalla Corte Ue) con la direttiva europea 115 del 2008 sui rimpatri. Non solo. Nel luglio 2010, la Corte costituzionale dichiara illegittima l’aggravante di clandestinità , introdotta dal pacchetto sicurezza 2008, che aumenta le pene di un terzo se a commettere il reato è un irregolare: l’aumento di pena viene considerata di «natura discriminatoria». La stessa Consulta, nel dicembre scorso, ha giudicato non punibile l’irregolare che in «estremo stato di indigenza» o comunque per «giustificato motivo» non rispetta l’ordine d’allontanamento del questore. E ancora: a gennaio 2011, il tribunale di Milano stabilisce che lo straniero condannato merita uno sconto di pena in misura pari a quel segmento aggiunto alla sua condanna dall’aggravante di clandestinità , giudicata nel frattempo incostituzionale dalla Consulta. Nel febbraio scorso interviene anche l’adunanza plenaria del Consiglio di Stato, che accoglie in parte il ricorso di un lavoratore straniero escluso dalla sanatoria colf e badanti del 2009: anche gli irregolari condannati per non essersi allontanati dall’Italia possono ricorrere alla regolarizzazione. È l’ennesima falla che si apre nella linea dura del Viminale. Risale, infine, a mercoledì scorso il deposito della sentenza 16453 della Cassazione: agli immigrati irregolari non si applica la norma del pacchetto sicurezza 2009, che inasprisce con l’arresto fino a un anno la mancata esibizione agli agenti del documento d’identità  e del permesso di soggiorno: gli irregolari infatti non hanno alcun permesso.


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