Pakistan, strage nel tempio dei sufi

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Ieri a Dera Ghazi Khan, una città  del Punjab, l’attacco di due kamikaze Taliban ha ucciso almeno 41 persone e fatto oltre cento feriti, tutti pellegrini andati a rendere omaggio al mausoleo di un santo sufi. Erano famiglie in gita, molte le donne e i bambini, fedeli della corrente islamica contro la quale gli estremisti di Al Qaeda hanno dichiarato guerra, accusandola di eresia. La polizia cittadina ha raccontato alle agenzie che due kamikaze, a piedi, si sono fatti esplodere all’interno del cortile centrale del tempio, che ospita la tomba di Sakhi Sarwar, un santo sufi del tredicesimo secolo. Il santuario era gremito di persone, accorse a celebrare l’anniversario della morte del santo, quando i due kamikaze sono entrati in azione in rapida successione. Uno è riuscito a farsi esplodere in mezzo alla folla, il secondo è stato bloccato dagli agenti e non è riuscito a far detonare del tutto il suo carico di esplosivo, ma è rimasto ferito ed è stato arrestato. Nonostante l’intervento della polizia, presente in Pakistan in gran parte dei luoghi di culto sufi e sciiti, i kamikaze hanno causato una carneficina nel tempio gremito dalla folla festante. Prese dal panico, centinaia di persone dopo la prima esplosione hanno cercato di allontanarsi dal tempio, anche perché in attacchi precedenti alle detonazioni sono seguite sparatorie; i più deboli sono stati travolti e si teme che la maggior parte delle vittime siano donne e bambini. Poche ore dopo la strage è arrivata la rivendicazione dei Taliban, che in una telefonata alla Reuters hanno minacciato: «I nostri uomini sono responsabili di questi attacchi e ne seguiranno altri, come rappresaglia alle operazioni del governo contro la nostra gente nel Nord-est». È il quinto attentato suicida in Pakistan in soli cinque giorni, l’ultimo di una lunga serie contro i luoghi di culto sufi. Nel 2007 Osama Bin Laden in persona dichiarò la jihad contro il governo di Islamabad, colpevole di fornire sostegno e basi strategiche agli Stati Uniti per colpire i Taliban al confine con l’Afghanistan e, da allora, oltre 4500 persone sono state vittime di attacchi suicidi e bombe. Tra gli obiettivi della jihad, oltre ai simboli del governo, ci sono spesso i luoghi di culto del sufismo, una corrente dell’Islam seguita nel Paese soprattutto dalla popolazione rurale, ma secondo molti osservatori alla base dell’accanimento dei Taliban contro il sufismo c’è molto più dell’odio religioso. Colpendo luoghi di culto e facendo vittime tra i civili, i terroristi di Al Qaeda sperano di innescare tensioni settarie, nel tentativo di destabilizzare ulteriormente il Paese e minare la già  fragile autorità  del presidente Ali Zardari.


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