Parigi invia poliziotti al confine «Gli irregolari non passeranno»

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VENTIMIGLIA— Saber, maglietta scolorita e berretto scuro, è il primo della «banda dei sette» . Piccolo manipolo «sfigato» che un po’ si rassegna (per oggi) e un po’ si rincuora («Riproviamo domani» ). La «banda dei sette» s’era sparpagliata per tentare la sorte. Ma, uno per uno, gli immigrati tunisini che la componevano sono stati pizzicati al confine francese, o poco oltre, e rimandati in Italia. Non sanno, i sette respinti di ieri, che mentre loro s’aggiravano stravolti intorno alla stazione di Ventimiglia la Francia ha annunciato un nuovo schieramento di forze. Il ministro dell’Interno, Claude Guéant, invierà  «una compagnia della guardia repubblicana a rinforzo della polizia» e spiega che «la Francia rispetta le regole di Schengen. Rimanderemo in Italia gli immigrati che non rispettano le norme» . A questo punto, la domanda che si fanno un po’ tutti a Ventimiglia è questa: se la «banda» dei respinti dalla Francia nei prossimi giorni si gonfierà  fino a cento, duecento o chissà  quanti immigrati, che succederà  qui? A porsi per primo l’interrogativo è il sindaco Gaetano Scullino. Che dopo le informazioni arrivate dal vertice europeo ha detto: «Sono preoccupato» . Poi ha aggiunto: «Temo che le promesse fatte a questi immigrati in attesa a Ventimiglia possano risultare vane e che per questo possano esserci dei problemi» . Scullino, che pure è un sindaco del Pdl, in questi giorni non ha nascosto una posizione critica: «Forse bisognava comunque cercare un soluzione attraverso il dialogo» . Il ragionamento di molti, in Riviera, sarebbe questo: il permesso di soggiorno temporaneo per l’espatrio è sembrata una «furbata» , così i nostri interlocutori francesi si sono irrigiditi e a reggere ora il peso di questa durezza sarà  soprattutto Ventimiglia. Per immaginare quel che potrebbe succedere, bisogna ricordare quel che è stato nelle settimane passate. Il Comune ha creato e affidato in gestione alla Croce rossa un centro di accoglienza (l’enfasi massima ora è tutta sull’aggettivo «temporaneo» — come dire: «Va chiuso il prima possibile» ). I posti sono 150. Dopo una prima fase di affollamento, l’afflusso s’era allentato, tanto che fino a sabato la media di immigrati era scesa a non più di 80-90 a notte. Flusso elastico e fluido: i ragazzi tunisini arrivavano, prendevano informazioni, cercavano di mettere insieme una sorta di strategia e andavano alla ventura verso il confine. A piedi, in treno, a coppie, a gruppetti, all’alba, di sera, a volte con l’aiuto di un «passeur» . La realtà  è che molti ce la facevano. Au revoir Italia e saluti a Ventimiglia. Il risultato era un contenti tutti (politici, amministratori e migranti). Tra domenica e ieri sera il centro d’accoglienza è invece tornato al completo. Perché? Primo: finora sono un centinaio gli immigrati che hanno presentato la domanda per il permesso di soggiorno temporaneo al commissariato. Altri lo faranno. Tutti sono comunque in attesa che arrivi il documento. Alcuni addirittura, saputo del «lasciapassare» , sono tornati in Italia per chiederlo. Ieri infine l’annuncio di controlli sempre più rigidi oltre il confine. Ecco, anche se fino a questo momento la situazione è molto tranquilla, le «furbate» italiane e la guerra di posizione francese costruiscono ora dopo ora l’incubo di Ventimiglia. Che arrivi l’estate (quindi il turismo). E la città  si ritrovi con un centro d’accoglienza temporaneo trasformato in campo profughi.


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