Prescrizione breve, nuovo scontro L’opposizione contesta i ministri

by Editore | 8 Aprile 2011 7:11

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ROMA — Alle sei del pomeriggio— quando la seduta burrascosa è terminata e la maggioranza ha portato a casa appena 7 votazioni su 200 emendamenti presentati— il relatore del disegno di legge sulla prescrizione breve, l’avvocato Maurizio Paniz (Pdl), si avvia alla buvette dove ordina una banana per ricaricarsi di potassio: «Quante bugie ho sentito in aula, quante imprecisioni sulle violenze sessuali, sulle truffe, su tutti i reati che hanno tirato in ballo quelli del Pd. No, questa non è un’amnistia. Replicheremo nel merito, spiegheremo che i termini di prescrizione si contraggono, ma in minima parte» . Voto finale rinviato a mercoledì 13, quando il contingentamento dei tempi spegnerà  l’opposizione impegnata a stoppare, o quanto meno a rallentare, la legge sulla prescrizione breve che, di fatto, metterebbe fine tra gli altri al processo Mills, in cui Silvio Berlusconi è imputato di corruzione di testimone: «Il ministro della Giustizia venga a dire quali sono gli effetti di questa norma, perché in realtà  è un’amnistia» , ha accusato il leader del Pd Pier Luigi Bersani. E lo stesso hanno fatto Antonio Di Pietro (Idv), Italo Bocchino (Fli) e Pier Ferdinando Casini (Udc) affermando che almeno l’amnistia esclude i reati gravi ed è limitata nel tempo. Ma dai banchi del governo nessuno ha risposto. In particolare il Guardasigilli è stato chiamato in causa decine di volte — con interventi a volte al limite della provocazione personale — ma dopo l’exploit della tessera lanciata nell’emiciclo non ha replicato. Anche quando Andrea Orlando (Pd) lo ha definito «statua di sale» . Fino a mercoledì, Pdl, Lega e responsabili dovranno subire in silenzio l’assalto della minoranza che ieri ha fatto il tiro al bersaglio verbale contro i ministri schierati al gran completo al banco del governo per l’intera seduta. Senza il loro apporto, infatti, la maggioranza rischia visto che ieri il vantaggio si è attestato a soli 8 voti. Per questo il Consiglio dei ministri è stato convocato all’ora di pranzo e al termine il premier avrebbe detto: «Alla Camera c’è tensione, è meglio che torniate ma mantenete la calma» . Alla ripresa della seduta alla Camera, Benedetto Della Vedova (Fli) si è rivolto con pacatezza al ministro degli Esteri, Franco Frattini, appena rientrato da una missione lampo a Washington: «So quanto la maggioranza tiene al provvedimento sulla prescrizione breve. Ma con la situazione che c’è nel Paese mi piange il cuore vedere i ministri degli Esteri e della Difesa stare qui a votare. Quindi rivolgo un appello, soprattutto a Frattini: se lei decide di andare a svolgere la sua funzione propria fuori di qui io resto in aula e non voto. Se è una questione di numeri, facciamolo per il Paese» . A quel punto, anche Pier Ferdinando Casini ha preso al palla al balzo: «Mi auguro che Frattini non perda il suo tempo in aula ma vada a trattare con le autorità  europee altrimenti saremo invasi da extracomunitari che andranno anche a Padova e a Treviso, dove la Lega non li vuole» . In aula nessuno ha fiatato ma poi Frattini ha dettato alle agenzie: «Durante le mie brevi permanenze a Roma il dovere di partecipare, essendo io deputato, ai lavori della Camera costituisce un dovere cui non intendo sottrarmi» . Quella dell’opposizione, ha aggiunto il capogruppo Fabrizio Cicchitto (Pdl), è pura demagogia: «Di solito invocano la presenza dei ministri in aula, ora non li vorrebbero vedere» . L’invito alla calma del premier, dunque, è stato rispettato. Anche se Mario Pepe (ex Pdl, passato in supporto ai Responsabili) ha attaccato frontalmente Bocchino (Fli) e Renzo Lusetti (Udc) appena prosciolti dai magistrati napoletani: «Loro hanno ricevuto un salvacondotto…» . Martedì pomeriggio si riprende dall’articolo due e quando si arriverà  all’articolo tre (la prescrizione breve che sostituisce il processo breve) «alzeremo i toni» , assicura Lanfranco Tenaglia (Pd). Anche per il vicepresidente del Csm Michele Vietti, infatti, «chiamarlo processo breve o processo europeo ormai è pubblicità  ingannevole» .

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