Preso per la strage di via D’Amelio. Parla, poi ritratta

by Editore | 20 Aprile 2011 7:24

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Il procuratore di Caltanissetta Sergio Lari e gli altri pm che coordinano l’inchiesta sull’attentato in cui furono uccisi il giudice Paolo Borsellino e gli uomini della scorta lo accusano di concorso nella strage. Ma il fermo si è reso necessario per evitare la fuga o possibili ritorsioni, in quanto Fabio Tranchina aveva già  cominciato a collaborare con i magistrati di Firenze. Tranne poi ritrattare tutto. A convincerlo a fare marcia indietro pare sia stata la moglie che è sorella di Cesare Lupo, pezzo da novanta sempre di Brancaccio. Tranchina è stato fermato ieri pomeriggio proprio al suo rientro da Firenze. A suo carico è stato emesso anche un secondo ordine di cattura, questa volta della procura di Palermo, per associazione mafiosa. Immediatamente interrogato si è per il momento avvalso della facoltà  di non rispondere. In ogni caso i magistrati di Caltanissetta, ma anche quelli di Palermo, attribuiscono molto importanza a questo fermo che potrebbe aggiungere tasselli importanti non solo per decifrare i retroscena sulla strage di Via D’Amelio, ma anche alle indagini su eventuali mandanti esterni e sulla presunta trattativa Stato-Mafia. Per anni Fabio Tranchina è stato infatti uno degli uomini più vicini al boss Giuseppe Graviano. Ne ha gestito la latitanza e gli ha fatto anche da autista personale. Questo gli ha permesso di acquisire notizie di prima mano sulla rete dei rapporti del capo della famiglia Brancaccio a cominciare da quelli col mondo politico. Inoltre avrebbe personalmente partecipato ad alcune fasi organizzative della strage di Via D’Amelio. Proprio su questo versante ai magistrati di Firenze avrebbe raccontato di aver acquistato in un negozio di Palermo due telecomandi. Uno dei quali, ha detto, potrebbe essere stato utilizzato per uccidere il giudice Borsellino. Ma soprattutto ha raccontato di aver accompagnato Giuseppe Graviano in un sopralluogo nei pressi di Via D’Amelio nei giorni precedenti la strage. Anche se successivamente si è rimangiato tutto per i magistrati siciliani e fiorentini si tratta comunque di dichiarazioni importanti per ricostruire i retroscena di tutta la stagione delle stragi del 92-93. In più le procure di Palermo e Caltanissetta sperano che possa raccontare anche quel che sicuramente è venuto a sapere dei rapporti e della rete di interessi dei fratelli Graviano. L’avvio di collaborazione di Tranchina si inserisce nel più vasto quadro ridisegnato da Gaspare Spatuzza sull’attentato di Via D’Amelio che ha portato a ribaltare le conclusioni della prima inchiesta e dei relativi processi basati sulle dichiarazioni del pentito Vincenzo Scarantino. Proprio Spatuzza alcuni mesi fa aveva chiamato in causa Tranchina in ragione del suo rapporto di fiducia con i fratelli Graviano. E di lui si era incidentalmente parlato anche nel processo Dell’Utri. Tranchina era già  stato arrestato una prima volta assieme al cognato Cesare Lupo. Dopo aver scontato una pena di 4 anni e mezzo era tornato in libertà  ma avrebbe continuato a mantenere rapporti, anche sulla piazza milanese, con la cosca dei fratelli Graviano

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