“Dal governo troppe chiacchiere senza garanzie niente campi non possiamo rischiare rivolte”
TORINO – La lite con Maroni? «Non mi piace passare per fesso». Sergio Chiamparino fatica a trattenere la rabbia: «Appena ho detto che Torino era disponibile a fare la sua parte, ad accogliere una parte dei migranti, dalla prefettura sono partiti con i picchetti e le tende. Senza garanzie e senza impegni. Per questo ho bloccato tutto». Signor sindaco, quali garanzie chiedete? «Chiediamo che a Torino arrivino profughi e non clandestini da espellere». Scusi, come si distingue un profugo da un clandestino? «Lei lo sa? È quel che chiedo anch’io al governo. Sono loro che hanno coniato questa distinzione». Che cosa le ha risposto Maroni? «Prima assolutamente nulla. Non rispondeva al telefono». Poi? «Dopo l’annuncio che avevamo sospeso la disponibilità ad attrezzare l’area, mi ha telefonato». Quali garanzie le ha offerto? «Mi ha detto che nel campo di Torino sarebbero stati mandati dei clandestini da espellere». Non è d’accordo? «Come si sa io non sono contrario in via di principio ai centri di identificazione ed espulsione. A Torino ne abbiamo uno». Qual è il problema allora? «Che nel centro attuale, sistemato in una caserma, ci sono meno di duecento persone e non è sempre facile mantenere l’ordine». Teme che non sarebbe così nella tendopoli in costruzione? «Non sarebbe certamente così. È un’idea folle quella di radunare 1.500-2.000 persone sotto le tende e annunciare loro che verranno presto espulsi e rimandati a casa. La rivolta inizierebbe nel giro di cinque minuti e sarebbe incontrollabile». Perché allora lei ha dato la disponibilità ? «Ho accolto l’appello del presidente Napolitano affinché ciascuno faccia la sua parte. Se si tratta di accogliere per un periodo limitato migliaia di persone che fuggono da paesi in guerra, dare loro un posto dove dormire, lavarsi e mangiare, Torino è disponibile. Da un posto così nessuno cerca di fuggire e non si creano problemi di ordine pubblico». Il ministro l’ha rassicurata? «Ne parleremo martedì alla riunione della cabina di regia. Nel frattempo la nostra disponibilità è sospesa». Si è bloccata la costruzione della tendopoli? «Il ministero ha provato a proseguire ma poi ha desistito. Il prefetto voleva andare avanti ma l’ho convinto a smettere. Non è possibile realizzare una struttura di quel genere senza l’accordo di tutti. E senza l’acqua e la luce messe dalla città , la tendopoli non sta in piedi». Qual è la morale di questa storia? «Che la politica non si fa con le chiacchiere. E nemmeno con la demagogia. Quando si assiste a scene come quelle di questi giorni a Lampedusa bisogna prendere decisioni anche impopolari. Per rispetto di chi rischia la vita attraversando il mare sui gommoni e per rispetto di chi abita in un’isola che non può sopportare il peso di quell’immigrazione». Chi fa le chiacchiere? «Quando Maroni mi ha detto che vuole portare a Torino i clandestini gli ho risposto: “Basta convincere il tuo governatore Cota”». Come ha reagito il ministro? «Cinque minuti dopo mi ha chiamato Cota per dire che avevo frainteso, che lui non è contrario a far arrivare i clandestini in Piemonte». Cota non è contrario a far arrivare in Piemonte i clandestini? «Così mi ha detto. Evidentemente di fronte ai problemi concreti la demagogia finisce quasi sempre per mostrare le gambe corte». Le chiacchiere le fa solo la Lega? «Questo è il momento in cui si misura lo spessore politico, a destra e sinistra. In queste occasioni si distingue tra chi vive di annunci e della politica di corto respiro, del giorno per giorno, e chi invece è in grado di avere uno scatto guardando al problema generale». Perché dice «a destra e a sinistra»? «Perché su questi temi si misura anche la capacità dell’attuale opposizione di fare proposte di governo. Del resto in tutta Europa i temi cruciali dei prossimi anni saranno tre: l’ambiente, lo sviluppo e l’immigrazione. Chiunque voglia governare deve saper dire qual è la sua proposta su questi punti». Alla fine con Maroni avete chiarito? «Ho capito che non era in malafede ma non ci sto a fare la parte di quello che accetta di accogliere persone in difficoltà per poi scoprire che si vuol fare un centro di espulsione a cielo aperto».
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