“Il malato ha diritto all’ultima parola ma prima deve essere ben informato”

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ROMA – «Secondo noi è il paziente che in ultimo deve poter decidere se operarsi, curarsi o meno» dice Giada Lonati, direttore socio sanitario di Vidas, l’associazione di volontari che si occupa da anni di assistenza ai malati terminali. Perché devono decidere i pazienti? «Lo dice la nostra esperienza: ognuno è una storia a sé. Ci sono malati terminali che vogliono lottare fino alla fine, che si fanno la chemio tre giorni prima di morire e altri invece che sei mesi prima decidono di abolire qualsiasi cura e vivere il tempo che gli resta diversamente. Il vero problema sta a monte». Qual è il problema? «La comunicazione. Credo che il medico debba proporre tutte le ipotesi sensate spiegando quali siano le reali possibilità  di successo di ognuna, anche perché un paziente decide in base a quello che gli viene prospettato. Certo non è sempre facile dire a una persona che non c’è proprio più nulla da fare, anche perché in questa società  non si accetta l’ipotesi che non esista una cura possibile. Così a volte si finisce per pensare che se uno muore è colpa del medico che ha sbagliato». Che fare? «Ci vuole più informazione il che presuppone una relazione, il tempo per sapere chi hai davanti, quali aspettative ha e capire quindi come dirgli la sua situazione. E questo non sempre accade. Da noi negli hospice arrivano malati che non sanno neppure di avere un cancro ai polmoni terminale, pensano di avere la polmonite».


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