“Lampedusa rilanciata con il buono-vacanza” gelo degli albergatori

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LAMPEDUSA – La balla del casinò in mezzo al mare non se l’erano bevuta neanche loro. Però, in questa vigilia di Pasqua, qualcosa di più se l’aspettavano. Non il progetto bello e pronto di un campo da golf su un’isola dove l’acqua ancora oggi arriva con le navi cisterna da Porto Empedocle, non lo sbarco di frotte d’imbianchini e stuccatori per ridipingere di rosa-Porto Cervo i dammusi sparsi nella campagna arsa sopra la Tabaccara, ma una mano tesa quella sì. Un soccorso. Come quello che si dà  ai naufraghi. Sono rimasti delusi, avviliti per il decreto – intesa trovata ieri alla conferenza Stato-Regioni – per la concessione del buono-vacanze per le famiglie indigenti che passeranno le ferie nell’isola frontiera anche in luglio ed agosto. Misure straordinarie (il voucher non vale di norma per l’alta stagione) per rilanciare il turismo dopo l’invasione dei migranti. Un provvedimento che non basta a Lampedusa. Dice per tutti Antonino Martello, l’unico tour operator – Sogni nel Blu – a questa latitudine e proprietario dell’Oasis Resort a Cala Creta e dell’Hotel Martello davanti al porto: «Ci stanno lasciando soli a fronteggiare una crisi senza precedenti, il buono non risolve i nostri problemi: qui abbiamo il 95 per cento di prenotazioni in meno rispetto al 2010». Un crollo per effetto dei barconi stracarichi che continuano ad attraversare il Mediterraneo, una paura che ha praticamente già  rovinato la primavera dei lampedusani e avvelenato il Ferragosto che verrà . «Avevamo bisogno di cose più concrete», spiega Martello, «come un intervento sui mutui e sugli interessi passivi che paghiamo alle banche, a giugno scadono le rate semestrali e gli albergatori non sanno dove prendere il denaro». A Pasqua gli hotel e le pensioni saranno piene solo di poliziotti, carabinieri, giornalisti, medici, volontari, operatori tivù, vigili del fuoco, interpreti, tutti quelli paracaduti a Lampedusa per fronteggiare o raccontare l’invasione dei tunisini e dei neri su questo scoglio. Chi aveva deciso tre mesi fa di passare le vacanze fino al primo maggio nella punta più estrema dell’Europa, tre settimane fa ha cancellato i suoi programmi e chiesto indietro la caparra. I turisti italiani stanno disertando in massa Lampedusa. Due voli charter in attesa – uno da Bologna e l’altro da Bergamo – per fine giugno contro i venti dell’anno scorso. Nessuna telefonata per settembre e ottobre, solitamente mesi buoni – qui fa ancora tanto caldo – ma solo disdette. «E l’incubo più grande rimane per luglio e agosto, tremiamo solo al pensiero di quello che accadrà », risponde Annalisa Lombardo, proprietaria del Paladini di Francia, un bell’albergo bianco che domina la rada dove sono ancorati i pescherecci della marineria lampedusana. Ancora la Lombardo: «Tante belle parole quelle di Berlusconi quando è venuto sull’isola, tante belle parole ma Berlusconi lo conosciamo…». È disincanto fra gli albergatori, è rabbia per tutti gli altri. I negozianti. I ristoratori. I baristi. Loro sono fuori. È fuori Silvana Lucà , la proprietaria del bar Mediterraneo in piazza Libertà , il bar dove centinaia di tunisini bivaccavano dall’alba al tramonto. Dice: «È un provvedimento non equo, non lo capisco. Anche se in piccola parte vengono premiati gli albergatori noi non siamo sfiorati, io per esempio ho subito molti danni, mi hanno rotto tavoli e sedie, ho subito furti, chi mi risarcisce, chi mi aiuta?». È fuori anche Maurizio Costanzo dell’Angolo del Mare, trattoria famosa per l’eccellente pesce. Dice: «E ad agosto, con i buoni vacanza io che ci faccio? Guardo il mare?». Tutti aspettano un’altra volta Berlusconi qui a Lampedusa. Gira la voce che tornerà  sabato a «fare gli auguri» all’isola.


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