“Libertà , viva l’Italia”, poi la recinzione va giù
MANDURIA – Lo tsunami umano, come lo chiama Berlusconi, travolge tutto e tutti dopo le sette di sera. Almeno settecento tunisini rinchiusi nella tendopoli di Manduria, sfondano per cinquanta metri la rete di recinzione, quella robusta come il crème caramel, e se la svignano per la campagna impazziti di felicità . Ridono, gridano “libertà , via l’Italia”, ma soprattutto corrono. I pacifisti che manifestano davanti al centro di accoglienza attrezzato all’interno del vecchio aeroporto militare, applaudono. Vola qualche manganellata, due immigrati finiscono in ospedale per curarsi ferite al volto e al torace. Nell’accampamento che è il teatro di un’emergenza umanitaria, ma che “il governo vuole gestire militarmente”, come spiega il governatore della Puglia Nichi Vendola, già in mattinata la tensione era altissima. Sassaiola contro i poliziotti, un ragazzo di 16 anni che tenta di darsi fuoco, un funzionario della questura di Taranto colpito al volto dal cancello d’ingresso del villaggio. Un villaggio che assomiglierà sempre di più ad una prigione. Mentre gli operai finiscono di tirare su la seconda barriera lungo il perimetro di quest’area dove radunano sogni e disperazione, alta tre-quattro metri, quasi impossibile da superare, i nordafricani si rendono conto che devono evadere prima della fine dei lavori. Scatta così la fuga di massa numero due. Dopo la prima, quella di venerdì pomeriggio, il ministro dell’Interno aveva blindato questa Alcatraz con le tende blu: schiera cinquecento fra poliziotti, carabinieri, finanzieri, guardie a cavallo della Forestale per evitare che qualcuno scappi, organizza posti di blocco, la stazione ferroviaria di Oria la controllano a vista. Tutto è inutile, a quanto pare. «Noi ce l’abbiamo fatta» racconta Bahaa, che ha 25 anni e viene da Gabes, una città nel sud della Tunisia. È insieme a quattro amici: si trovano nello scalo di Francavilla Fontana, aspettano di prendere il treno per Taranto. «Vogliamo andare a Parigi, là dove vivono mio cugino e mio zio. Ma anche la mia fidanzata, Amandine, ha 21 anni, l’ho incontrata su Facebook. Eravamo a Manduria da una settimana. Quel campo è catastrofico: il mangiare è cattivo, niente sigarette, niente pulizia. Non ci davano mai il permesso per partire. Siamo fuggiti. Abbiamo camminato per venti chilometri. Un signore italiano ci ha scritto su questo foglietto “Francavilla Fontana, Brindisi”. La nostra salvezza».
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