“Non comprate champagne e camembert” la Lega lancia il boicottaggio alla Francia

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MILANO – Ostriche e champagne? Anche no. L’auto col simbolo del leone e quella con il doppio gallone? Passo. Spinti da un’immediata e irrefrenabile sete di vendetta, e in attesa della traduzione in dialetto padano del motto “à  la guerre comme à  la guerre”, i leghisti vanno alla battaglia d’Oltralpe. La Francia non si prende gli immigrati? Benissimo, e noi «boicottiamo i suoi prodotti». L’offensiva l’ha lanciata ieri Luca Zaia, governatore del Veneto e, qui non casualmente, ex ministro dell’Agricoltura. Uno che si appunta sul petto il merito di aver contribuito, a forza di spingere il prosecco delle sue terre, a «un meno 66 per cento nel consumo di bollicine francesi». Adesso però il problema non è darsele di santa ragione sul ring del libero mercato: il problema è il due di picche servito dalla Francia sull’accoglienza dei profughi nordafricani. La Lega, euroscettica e protezionista, non ci sta. E va giù dura. «Un segnale ai francesi va dato – ha tuonato Zaia da Venezia – . Bisogna cominciare a boicottare i loro prodotti». La chiamata ai carrelli (autarchici) del presidente veneto trova terreno fertile tra le fila leghiste. «Io sono pronto, dobbiamo scuoterli dal loro immobilismo ipocrita e dargli una bella suonata» – dice l’europarlamentare Mario Borghezio, al quale toccherà  un qualche sacrificio vista l’inconfessabile passione per i formaggi d’Oltralpe. «Da oggi solo gorgonzola e Brus piemontese». Sapori decisi. Come la definizione della Francia offerta da Gianpaolo Gobbo, sindaco di Treviso. «È una prostituta», chiosa. «Dopo la Cina ci sono loro. Siccome a questo giro l’hanno fatta grossa meritano che non compriamo i loro prodotti. Torniamo all’autarchia alimentare e non solo alimentare. I nostri prodotti tra l’altro sono migliori. Penso anche alle auto e ai materiali per le auto riparazioni. Dopo Toyota – continua Gobbo – una certa fascia di mercato è appannaggio di Peugeut e Citroen». Ma restiamo all’agroalimentare. Nel 2010 (dati Coldiretti) abbiamo importato dai cugini transalpini prodotti per 5,5 miliardi. Tra le prime voci nella lista della spesa compaiono gli animali vivi (1 miliardo), la carne (706 milioni), frutta e verdura (383), formaggi e latticini (202), champagne (124) e ostriche (17 milioni). Davide Caparini, parlamentare bresciano di lungo corso, infila i guantoni. «Oggi a maggior ragione continueremo la battaglia che la Lega sta facendo da dieci anni contro la strategia commerciale della Francia. Loro invadono il nostro mercato ma sono molto meno disposti a lasciare che noi entriamo nel loro. Il boicottaggio? È efficace. Io non farò fatica perché i prodotti che consumo sono tutti del territorio. A partire dalle bollicine, targate rigorosamente Franciacorta». Non potendo armarsi dei mitologici fucili invocati a più riprese da Bossi, il nuovo slogan leghista al supermercato sarà  dunque “Made in Padania”. All’insegna di un boicottaggio antifrancese che può avere anche una facciata “soft”. Non necessariamente ruvida. «Se acquistiamo solo i nostri prodotti, se questo diventa un’abitudine, automaticamente tagliamo fuori i loro», è il messaggio che Paolo Grimoldi, parlamentare e coordinatore dei giovani padani, lancia alle giovani leve del Carroccio. Asiago e barbera contro camembert e bordeaux? «Alla grande – si scatena l’assessore lombardo al territorio Daniele Belotti – . Iniziamo a lasciare i loro prodotti sugli scaffali e magari sugli immigrati ci ripensano». Lui dice di essere prontissimo a dare l’esempio. Non solo al supermercato. «Da anni sono un affezionato cliente della Renault. Ma di fronte a questi atteggiamenti tirerò fuori dal garage la mia vecchia Prinz, la assicuro e vado in giro con quella». Se poi si parla di piano vacanze Belotti rincara la dose. «Il mio consiglio è: niente Tunisia, niente Costa Azzurra né castelli della Loira o gite a Parigi. Molto meglio restare nella verde Padania».


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