“Vertice con Francia e Gran Bretagna poi decideremo se partecipare ai raid”

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ROMA – «L’Italia deciderà  a metà  della prossima settimana se partecipare ai bombardamenti. Lo farà  dopo che io avrò incontrato i ministri della Difesa di Francia e Gran Bretagna: il governo esaminerà  le richieste degli alleati poi, nella sua autonomia, farà  una scelta, anche se l’orientamento è quello di continuare ad appoggiare la missione senza un coinvolgimento diretto nei raid contro le truppe di Gheddafi». Dopo una giornata di contatti febbrili con i colleghi occidentali, Ignazio La Russa frena su un possibile intervento dei nostri caccia in Libia. Il ministro della Difesa conferma i “due pilastri” entro cui si muove Roma: «La moderazione e la prudenza raccomandata dal parlamento e la volontà  di dare piena attuazione alla risoluzione Onu per proteggere i civili». Ministro La Russa, la Nato e gli Stati Uniti chiedono all’Italia un maggior impegno sul terreno che non sia il mero controllo dei radar libici. Come risponderete agli alleati che chiedono che anche i nostri caccia inizino a lanciare bombe contro le truppe del raìs? «Non ci è arrivata una richiesta tassativa, ma c’è stata inoltrata in via informale una sollecitazione per un nostro maggiore coinvolgimento nelle operazioni militari in Libia. Noi non derogheremo alla nostra linea di moderazione che abbiamo tenuto nei minuti successivi alla votazione della risoluzione sulla Libia del consiglio di Sicurezza: quella notte gli alleati ci chiesero subito quattro bombardieri e, in totale solitudine, il “guerrafondaio” La Russa decise che non avremmo usato quella forza ma offerto altri assetti militari e le basi». Le cose da allora sono cambiate. Washington ha deciso di ritirare dalla prima linea cento caccia prima impegnati nella missione e chiede all’Europa e all’Italia di fare di più. «Lunedì o martedì incontrerò in via informale i ministri della Difesa di Francia e Gran Bretagna, Gerard Longuet e Liam Fox, per verificare cosa vogliono che faccia l’Italia. A metà  della settimana, poi, il governo, nella sua collegialità  deciderà  se iniziare le operazioni militari sul terreno, se cominciare a bombardare le truppe libiche. Ma sarà  necessario anche un passaggio in parlamento». Quali assetti militari aggiuntivi offriremo in pratica ai nostri alleati? «Questi sono i titoli di coda. Non credo che l’Italia sia orientata a partecipare ai bombardamenti: lo scenario militare sul terreno è cambiato, la guerra sta rifluendo negli spazi cittadini e la mia idea è che quella tenuta dall’Italia, finora, è stata una buona linea. Deciderà  il governo nella sua autonomia, ma noi potremo anche optare per modalità  di protezione aggiuntive che contribuiscano a rendere sempre più efficace l’azione della coalizione a tutela della popolazione. L’apporto italiano sul campo resta decisivo: i nostri aerei proteggono i caccia alleati che bombardano i tank del regime». Ai ribelli non basta: il Consiglio nazionale transitorio invoca la partecipazione diretta dell’Italia alla difesa delle città  assediate da Gheddafi. «Già  da tempo abbiamo preso contatti con il leader del Cnt Abdel Mustafa Jalil, che la prossima settimana incontrerà  Napolitano e Berlusconi. Gli insorti ci hanno chiesto armi, noi ci siamo impegnati per un massiccio intervento umanitario, anche se i ribelli hanno bisogno di essere tutelati: sul terreno c’è un’enorme disparità  tra le loro forze e quelle del regime. Se non ci fosse stato l’intervento occidentale, sarebbe stato un massacro». Persino la Germania, che si astenne sulla risoluzione Onu, ora non esclude un intervento militare a fini umanitari. «Lo auspico: penso sia importante una linea comune tra i principali paesi dell’Unione. È l’unica strada per dare reali prospettive di futuro all’Europa».


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