Resa dei soldati del rais al confine con la Tunisia

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TUNISI  – Sono più di cento i soldati libici che, nelle ultime ore, incalzati dall’offensiva dei ribelli anti-Gheddafi sul versante occidentale della Libia, hanno passato il confine tunisino, a Dhiba, per consegnarsi. I militari, confermano oggi i media locali, hanno attraversato la linea di confine disarmati. Tra essi, anche tredici ufficiali.
Secondo alcuni testimoni, citati dai media tunisini, i soldati libici, una volta disfattisi delle armi, hanno percorso a piedi i circa duecento metri che separano i due versanti – della Libia e della Tunisia – del posto di frontiera di Dhiba, ieri teatro di un feroce combattimento. Su di esso, una volta conquistato dagli insorti, il vessillo verde è stato sostituito da quello monarchico scelto dai ribelli, mentre, riferisce l’Afp, un trattore ha demolito il grande ritratto di Gheddafi che, sino a ieri, campeggiava sul confine. Alcuni soldati libici, rimasti feriti negli scontri di ieri, sono stati portati nell’ospedale tunisino di Dhiba.

SENATORE MCCAIN ARRIVATO A BENGASI – Il senatore americano John Mccain è giunto oggi a Bengasi per una visita nella roccaforte degli insorti libici. Lo riferisce un giornalista dell’Afp. L’ex candidato repubblicano alla presidenza nel 2008 è giunto nel centro della città  accolto da una cinquantina di manifestanti che gridavano “Libia libera, Gheddafi vattene, grazie America, grazie Obama”. In giornata è previsto un incontro con i dirigenti del Consiglio nazionale di transizione, l’organo di governo della ribellione.

USA INVIA DRONI – Gli Stati Uniti invieranno droni armati sopra la Libia, ha detto oggi il ministro della difesa americano Robert Gates. Il ministro Gates ha sottolineato che si trattera’ comunque di un ”contributo modesto” nell’ambito degli sforzi della coalizione internazionale. L’invio degli aerei senza pilota ‘Predator’ e’ stato autorizzato dal presidente americano Barack Obama, ha aggiunto Gates. L’uso dei droni armati consentira’ di effettuare attacchi piu’ precisi contro le forze di Gheddafi, ha detto il ministro nel corso di una conferenza stampa.

LIBIA MINACCIA ITALIA, ‘PAGHERETE PER INVIO ISTRUTTORI’
di Paola Tamborlini
La minaccia è diretta a Italia, Francia e Gran Bretagna: la decisione di inviare in Libia addestratori militari “avrà  conseguenze”. Ma si estende poi a tutta la comunità  internazionale, con l’avvertimento che, se la Nato dovesse invadere Misurata o qualsiasi altra città  libica”, verranno “armati i civili” e si scatenerà  “l’inferno”. Il regime di Gheddafi torna a farsi sentire con due messaggi diffusi dalla Tv di stato, mentre gli Usa condannano le forze del rais per i continui “feroci attacchi” e il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon invita le autorità  libiche a fermare i combattimenti. I ribelli intanto conquistano un valico di frontiera con la Tunisia, ma Misurata continua ad essere allo stremo, sotto i bombardamenti di Gheddafi. La decisione di Italia, Francia e Gran Bretagna di inviare istruttori a Bengasi, che secondo il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov segna di fatto “l’inizio delle operazioni terrestri”, ha scatenato le ire del rais e dei suoi fedelissimi. Minacce che, secondo gli 007 italiani, si tradurranno presto in una nuova ondata di immigrati: Tripoli potrebbe infatti spingere le migliaia di profughi presenti in Libia a partire sui barconi diretti in Italia.

Il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha precisato, in mattinata, che l’Italia intende inviare “semplici istruttori” e non certo “consiglieri militari”, ma la Libia di Gheddafi è pronta a schierare anche i civili e delinea uno scenario apocalittico: “Saremo una palla di fuoco – recita una nota del ministero degli Esteri di Tripoli letta da un annunciatore della tv al Jamahiriya -. Faremo cose dieci volte peggiori di quanto accaduto in Iraq”. In campo anche i mercenari provenienti da Niger, Mali e Ciad che secondo il Daily Telegraph sono costati al rais, dall’inizio dei combattimenti, 3 milioni e mezzo di dollari. Nel giorno in cui è arrivata la conferma della morte del secondo reporter colpito ieri a Misurata dalle cannonate delle truppe di Gheddafi e si aggravano le condizioni di uno dei due feriti, il portavoce del governo Mussa Ibrahim respinge ogni responsabilità  del regime, assicura di essere “molto triste” per l’accaduto e coglie l’occasione per scaricare le colpe sui ribelli. Sempre dal ministero degli Esteri, nel giorno in cui la Jana ha denunciato la “barbara operazione” condotta dalle forze della Nato che hanno intercettato una petroliera libica, arriva l’accusa contro l’embargo imposto dall’Alleanza: un vero e proprio “embargo marittimo” che non si limita solo alle armi e alle apparecchiature militari così come previsto dalle risoluzioni dell’Onu ma si ripercuote anche su rifornimenti di prima necessità , mettendo così in ginocchio la popolazione civile. Sul terreno intanto continuano i combattimenti, Misurata è ancora sotto le bombe (il bilancio di oggi è di tre morti tra i ribelli), mentre gli insorti sono riusciti a conquistare il posto di frontiera con la Tunisia di Dhiba , uno dei principali tra Libia e Tunisia. Proseguono anche le operazioni alleate: le 4 navi e i 12 aerei italiani messi a disposizione della Nato per l’operazione ‘Unified Protector’ hanno effettuato 6 missioni nelle ultime 24 ore e la Francia ha annunciato di aver incrementato i raid.


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