Rogo nella cassaforte del Web in tilt siti e mail di mezza Italia

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FIRENZE – Una fiammata, forse un cortocircuito, il fumo che riempie la stanza di un palazzina prefabbricata alla periferia di Arezzo diventa la causa di uno sterminato black out in Rete. Si «spengono» decine di migliaia di siti Internet nello stesso istante e resteranno irraggiungibili per ore. Si fermano anche un numero imprecisato di caselle di posta elettronica. C’è chi si attacca al telefono da mezza Italia: «Che succede?». Succede che in quella stanza di cinquanta metri quadrati piena di fumo ci sono le batterie che alimentano i server di Aruba, la più grande web farm italiana. Quella che ha registrato e ospita i contenuti del maggior numero di siti .it, ed è leader anche in altri mercati, come la Slovacchia e la Repubblica Ceca. Il garante della privacy ha aperto un’istruttoria per indagare sulla eventuale perdita di dati, il Codacons ipotizza addirittura una class action. Aruba però rassicura gli utenti: «Nessuna perdita». Il principio di incendio è avvenuto nella notte, alle 4,30 il sistema di allarme si è messo in moto e un quarto d’ora dopo i vigili del fuoco stavano già  cercando di controllare il fumo. Plastiche e batterie surriscaldate li hanno costretti a lavorare per tre ore. Senza alimentazione i server sono stati spenti anche se non erano danneggiati. Salvi anche lo storage di dati e contenuti. Il problema è stato soprattutto la fuliggine. Soltanto dalle 8 del mattino di ieri i tecnici di Aruba sono potuti rientrare nella palazzina ed è cominciata la lotta contro il tempo per ripristinare i collegamenti. «Un centinaio di persone si sono messe al lavoro per ridurre il disservizio» fanno sapere dalla web farm toscana. Sono arrivati i tecnici specializzati, che già  avevano fatto controlli cinque giorni prima nella stessa stanza: alle 10,30 una sala server è stata riattivata, la seconda a mezzogiorno, la terza alle 15.30. Adesso il sistema di Aruba viaggia solo con l’energia dell’Enel, i responsabili si augurano che nelle prossime ore non ci siano problemi, visto che non è ancora attivo il sistema Ups, quello che assicura il funzionamento dei server in caso di sbalzi alla linea. Barbara Ripamonti, responsabile marketing e comunicazione di Aruba spiega: «Il problema è stato grave, non lo nascondiamo, ma siamo intervenuti molto rapidamente. Nel giro di poche ore era tutto sistemato, grazie alle forze che abbiamo messo in campo. Ringraziamo i vigili del fuoco per il loro impegno. Nessun danno è stato arrecato alle apparecchiature che custodiscono i dati». È stata la stessa azienda, comunicando attraverso Twitter, a informare i clienti di ciò che stava accadendo. Aruba aveva subìto un fermo di minore rilevanza il 6 ottobre del 2010 a causa di un errore umano. L’azienda aretina, nata nel 1994 e oggi è un colosso: ha 1.650.000 domini registrati e mantenuti, 1.250.000 siti attivi in hosting, 5 milioni di caselle e-mail, oltre 10 mila server. Si tratta di una realtà  in crescita esponenziale: nel 2009 il fatturato era di 55 milioni di euro, l’anno scorso è salito a 100.


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