Tremonti: sarebbe meglio avere grande Iri e vecchia Mediobanca

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CERNOBBIO – Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, è pungente come al solito e non lesina le frasi ad effetto. Parla di G20, Europa e Italia e quando tocca gli argomenti del nostro Paese si augura che i giornalisti presenti si tappino le orecchie. Rigetta la tesi che l’Italia sia messa peggio degli altri paesi, visto che la Gran Bretagna cresce dell’1,2% con un deficit che supera il 10%. E quando il discorso vira verso la spinosa questione Parmalat, con la Cdp in predicato di entrare nel capitale, scatta la provocazione: «Meglio il grande Iri e la vecchia Mediobanca rispetto agli spezzatini di oggi, frutto delle privatizzazioni delle vecchie partecipazioni statali. Oggi lo scenario è cambiato e il confronto non è più tra Stati ma tra continenti». Tremonti rispondeva indirettamente al vicesegretario Pd, Enrico Letta che poco prima, nel corso di un dibattito con gli imprenditori del Workshop Ambrosetti, aveva messo in guardia dalla discesa in campo della Cdp. Ma il discorso è più ampio poiché in un mondo che sta cambiando velocemente gli unici che riescono a reggere il passo dei giganti sono i tedeschi, mentre gli altri, Italia in primis, sono costretti a fare da spettatori. In questo quadro Tremonti cerca di reagire come può al fatto che una ex municipalizzata come A2a debba far fronte al monopolista francese dell’energia Edf che punta a conquistare la Edison. Piantando paletti a una poco trasparente Lactalis che compra il 29% di Parmalat in Borsa senza bussare a nessuna porta. La reazione del governo è dunque quella di rendere pan per focaccia ai francesi, sia sul fronte legislativo che su quello della mobilitazione delle risorse finanziarie. «Presenteremo all’Ue un disegno di legge identico a quello dei francesi – ha detto Tremonti agli imprenditori – anzi lo presenteremo scritto in francese, così se cade uno cade anche l’altro». Mossa che non sembra tener conto delle parole del primo ministro francese Fillon, il quale in un’intervista ha lanciato l’idea di dotare l’Europa di «strumenti per proteggere le loro imprese dalle scalate delle società  extra europee, basate in paesi che non rispettano le regole comuni». Tremonti invece procede spedito sul terreno della reciprocità  visto che le norme appena varate «già  permettono alla Cassa depositi e prestiti di creare un fondo aperto ai privati e identico al fondo strategico francese. Se nel loro fondo c’è Danone, non si vede cosa c’è di strano». E in effetti su questo fronte si sta agendo con decisione. Entro pochi giorni verrà  convocato un cda della Cdp che convocherà  in breve tempo un’assemblea volta a cambiare lo statuto rendendolo compatibile con la legge. Poi verrà  costituito il nuovo fondo che già  da subito, secondo i primi calcoli, potrà  contenere circa 4 miliardi di free capital, cioè risorse sufficienti, se del caso, a lanciare un’Opa su Parmalat. Certo, nessun passo avventato, la Cdp si coordinerà  con Intesa Sanpaolo, Unicredit e Mediobanca, cioè le tre banche che si sono fatte promotrici di una cordata italiana alternativa a Lactalis. Ipotesi confermata da Federico Ghizzoni, ad di Unicredit: «Lo scopo è quello di vedere se riusciamo a creare un’alternativa a Lactalis. Vedremo nei prossimi mesi».


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