Un decreto per trovare 4 miliardi tra spese irrinunciabili e missioni

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ROMA – Un intervento di almeno 3-4 miliardi di euro per finanziare le spese irrinunciabili come quelle per le missioni militari all’estero. Niente di più per il 2011, dicono al ministero dell’Economia. Dove si respinge la tesi che si possa trattare di una manovra correttiva, vecchio stile, di metà  anno. «È la gestione normale dei conti, manutenzione ordinaria», spiegano. Poi aggiungono: i conti sono in ordine e i provvedimenti di finanza pubblica, non quelli di manutenzione, che si dovessero prendere, comunque, avranno effetti sul triennio 2012-2014 alla fine del quale dovrebbe essere raggiunto il pareggio di bilancio. Resta il fatto che per i primi di maggio il governo si prepara ad approvare un decreto legge (insieme a quello per lo sviluppo) per recuperare le risorse necessarie a sostenere le cosiddette “spese irrinunciabili”, ma pure per far fronte ai pagamenti rinviati per chiudere in ordine i conti del 2010. Peseranno anche i ritocchi all’ingiù delle previsioni di crescita dell’economia (quest’anno dall’1,3 per cento all’1,1 per cento) che, inevitabilmente, faranno mancare all’appello un po’ di entrate fiscali. E ci si dovrà  abituare perché questo sembra il trend realistico della dinamica del nostro Pil con effetti negativi estesi al versante dell’occupazione. Senza una crescita più sostenuta, nell’ordine del 2 per cento, è difficile poter creare nuovi posti di lavoro. Ma al ministero di Via Venti Settembre, sede del ministero dell’Economia, in questi giorni, il mantra è un altro: «Siamo perfettamente allineati con le nuove regole europee». Quelle che chiudono la stagione delle politiche economiche nazionali in cui gli interventi estemporanei non sono ammessi e serve coordinamento. Ed è questo – dicono i più stretti collaboratori del ministro Giulio Tremonti – che non ha capito la Confindustria di Emma Marcegaglia. «Sostenere che da mesi il governo non fa nulla vuol dire non aver compreso che si è cambiata epoca. La politica economica si fa all’interno del semestre europeo con i relativi step: entro il 10 aprile va approvato il Documento di economia e finanza, entro il 30 aprile va inviato a Bruxelles il Programma nazionale di riforme e l’aggiornamento del Programma di stabilità , entro giugno si vara la Legge di stabilità ». Tutti i Paesi si stanno muovendo dentro questa cornice, a parte la Gran Bretagna che per tradizione approva la sua legge di bilancio nel mese di aprile. E ieri sera Tremonti, in una pausa delle votazioni alla Camera sul processo breve, si è incontrato a Palazzo Chigi con la Marcegaglia. Ma è rimasto il gelo. «Vedete – ha detto il ministro ai giornalisti – la solitudine della Confindustria è durata pochi giorni». Con replica piccatissima della presidente degli industriali: «Gli imprenditori non si sentiranno più soli quando saranno risolti i problemi. Quando ci saranno provvedimenti a sostegno dello sviluppo e della crescita». Dunque lo strappo con gli industriali non si è affatto ricucito. D’altra parte sono settimane che si è interrotta la collaborazione tra la Confindustria e il ministero dell’Economia. Gli industriali sono ormai proiettati sull’appuntamento del 7 maggio quando a Bergamo si riuniranno nelle Assise nazionali per lanciare le loro proposte. Certo in una fase di crisi acuta all’interno della maggioranza, Tremonti, accusato da diversi esponenti del Pdl di giocare una sua propria partita di potere con la sponda della Lega, è riuscito (pare) a evitare lo scontro al Consiglio di ministri. I suoi provvedimenti sono passati lisci. Questa volta – non come con la Finanziaria – c’è stata una preparazione collettiva: ogni giovedì riunione al ministero dell’Economia con i ministri di spesa (Romani, Sacconi, Calderoli, Alfano, Matteoli, Alfano, Gelmini, Brunetta) e i rispettivi capi di gabinetto. Tremonti ha scelto l’Europa e – pro tempore – anche la collegialità .


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