Antonveneta, Fazio condannato maxi-multa e 4 anni di carcere

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MILANO – Quattro anni all’ex governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, un milione e mezzo di multa e l’interdizione per 5 anni dai pubblici uffici. La lettura della scalata Antonveneta della Seconda sezione penale di Milano sta tutta qui. Una sentenza pubblicata ieri e che inchioda Fazio al ruolo di regista occulto dell’operazione che mirava a portare l’istituto padovano sotto il controllo della Banca Popolare di Lodi guidata allora da Gianpiero Fiorani, strappandolo di fatto agli olandesi di Abn Amro che ne erano non solo azionisti, ma anche candidati all’acquisizione dell’intero capitale. Il riconoscimento della suprema regia di Fazio giustificherebbe anche la assoluzione espressa dal collegio presieduto dal giudice Gabriella Manfrin per Francesco Frasca, ai tempi a capo della Vigilanza di Banca d’Italia, nonché braccio operativo del governatore. Frasca è stato giudicato innocente, come se tutte le manovre compiute dalla Banca d’Italia volte a favorire la scalata di Fiorani arrivassero solo da Fazio.

La pena per l’ex governatore, accusato di aggiotaggio, è stata superiore a quella richiesta dai pm Eugenio Fusco e Gaetano Ruta (tre anni) e non è direttamente confrontabile con quella di Fiorani, condannato ieri a un anno e otto mesi. L’ex numero uno di Lodi infatti ha già  patteggiato una pena di tre anni e tre mesi nell’ambito dello stesso procedimento per altri reati, tra cui l’appropriazione indebita. Colpevoli per aggiotaggio anche tutti gli altri imputati rimasti nel processo, tra i quali spiccano i nomi degli ex vertici di Unipol, Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti, entrambi condannati a tre anni di reclusione, del senatore del Pdl Luigi Grillo e dell’immobiliarista Luigi Zunino, noto per la mancata riqualificazione del quartiere Santa Giulia di Milano.
Più che le interdizioni degli imputati, fanno rumore, come veri e propri macigni, le confische disposte dal giudice. In un procedimento che ha già  permesso allo Stato di recuperare oltre 350 milioni di euro grazie ai patteggiamenti, ora si aggiungono 39,5 milioni di euro chiesti a Unipol per il mancato rispetto della legge 231, che prevede la responsabilità  amministrativa delle società  per i reati commessi dai loro dipendenti, e altri 47 milioni di euro di plusvalenze illecite trovate in capo a otto imputati.
La sentenza arriva a sei anni da quel 10 maggio in cui la Consob di Lamberto Cardia ravvisò il concerto occulto tra Fiorani e alcuni imprenditori lodigiani e bresciani. Ma fu solo l’intervento della magistratura a porre fine alla scalata. Il 25 luglio 2005 la Polizia Giudiziaria eseguiva il sequestro preventivo d’urgenza delle azioni ordinarie Antonveneta di proprietà  o nella disponibilità  della Popolare di Lodi e il 2 agosto notificava a Fiorani, a Gianfranco Boni (direttore finanziario della Lodi), al raider Emilio Gnutti e all’immobiliarista Stefano Ricucci l’interdizione dall’esercizio di attività  imprenditoriali ed uffici direttivi nelle persone giuridiche. Era la fine di una manovra che mirava a cambiare gli equilibri del sistema politico e bancario italiano.
Ora, salvo sorprese del nostro legislatore, rimane tempo fino alla fine del 2012, al massimo inizi del 2013, per portare a termine gli altri due gradi di giudizio, dopo di che arriverà  la prescrizione. Uno sconto di sei mesi potrebbe arrivare, se entrasse in vigore la legge sulla prescrizione breve mentre, con le norme previste dal “processo breve”, non ci sarebbe stato nemmeno il giudizio di primo grado.

 


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