Atene trema, arriva il verdetto Ue-Bce-Fmi Juncker: “Sono ottimista sui nuovi aiuti”

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ATENE – L’Europa lotta contro il tempo (e tra mille difficoltà ) per mettere a punto il piano di salvataggio bis per la Grecia. Entro fine settimana la missione di Bce, Fmi e Bruxelles dovrebbe annunciare se ci sono le condizioni per sbloccare la nuova tranche (12 miliardi) di aiuti previsti per fine mese. Il caso Atene sarà  poi sul tavolo dell’Eurogruppo il 20 giugno. In quell’occasione George Papandreou presenterà  le nuove misure previste dall’austerity – privatizzazioni, un ritocco all’Iva e tagli alla pubblica amministrazione – e la Ue deciderà  se dare il via libera a un nuovo salvagente da 60 miliardi circa per il paese oltre ai 110 già  stanziati. Il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker si è detto «piuttosto ottimista» sui nuovi aiuti alla Grecia, ma ha ribadito che la ristrutturazione totale del debito del Paese «non è un’opzione».

La strada, del resto, è stretta e irta d’ostacoli. Tutte le parti in causa hanno un obiettivo comune: evitare un default secco della Grecia. Ma sulle ricette per arrivare al risultato si viaggia ancora in ordine sparso. La Ue – Germania in testa – vorrebbe una ristrutturazione soft dei 327 miliardi di debiti ellenici per non pesare sui bilanci delle banche. La Bce – come ha ribadito ieri Lorenzo Bini Smaghi – è contraria: «È da illusi sperare che si possa rinegoziare l’esposizione di Atene in modo indolore», ha detto. Il rischio per i mercati è chiaro: un intervento sulle durate o gli interessi dei bond farebbe scattare subito un “rating event”. Le agenzie declasserebbero a “D” il voto del Paese, la banca centrale non accetterebbe più come garanzia i suoi titoli di Stato dagli istituti ellenici innescando una crisi di liquidità . E con ogni probabilità  gli hedge fund chiederebbero l’esercizio immediato di quei Cds (assicurazioni contro il crac greco) di cui hanno imbottito i portafogli. Prodotti derivati venduti soprattutto dalle banche francesi e tedesche che rischierebbero di travolgere tutta l’area euro. La speranza di Bruxelles è che Papandreou si presenti all’Eurogruppo con un piano di austerity durissimo, se possibile approvato in maniera bipartisan dal Parlamento greco. Una soluzione difficile però visto che Antonis Samaras, il leader del centrodestra di Nea Demokratia, continua a essere contrario, chiedendo un taglio alle tasse (obiettivamente difficile) per far ripartire l’economia. L’Europa allora potrebbe chiedere all’esecutivo ellenico garanzie più rigide: ad esempio la creazione di un’agenzia per le privatizzazioni sul modello del Treuhandanstalt creato per la ex Germania Est, gestito magari in prima persona dalle organizzazioni internazionali protagoniste del salvataggio. Un modo per convincere anche i paesi più riottosi (Finlandia, Germania e Olanda) a staccare un nuovo assegno per Atene. Resta da vedere cosa ne penseranno alla fine i greci. Domenica sera di fronte a Syntagma gli “indignati” sono riusciti a raccogliere 100mila persone. E nei prossimi giorni sono previste anche numerose manifestazioni dei sindacati contro l’austerity.

 


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