Chi verrà  dopo Draghi

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La legge prevede che egli sia nominato con decreto del presidente della Repubblica, su proposta del presidente del Consiglio, sentito il Consiglio superiore della Banca. La struttura dell’Unione monetaria europea rassomiglia sempre più al sistema della Riserva federale degli Stati Uniti. Le banche centrali nazionali sono le strutture operative, ma ogni decisione è presa a Francoforte, dove ciascun governatore dispone di un voto su 23. E tuttavia, più che altrove in Europa, la Banca d’Italia continua ad essere una delle istituzioni più importanti perché è, insieme all’Antitrust, l’unica autorità  davvero indipendente dal governo. E lo è grazie alla sua storia centenaria e alla qualità  delle persone che hanno ricoperto la funzione di governatore, da Einaudi, a Ciampi, a Draghi. L’indipendenza della Banca è stata rafforzata dal suo essere «fucina di talenti» , in grado di produrre un gran numero di persone di straordinaria qualità , selezionate sulla base del merito. Cosicché, nella scelta del governatore, i presidenti del Consiglio, in quarant’anni, non hanno mai dovuto ricorrere a persone esterne. Questo vale anche per l’attuale governatore che pur non essendo un interno in senso stretto appartiene a quell’esiguo gruppo di professori (oltre a lui Modigliani, Caffè, Vicarelli, Rey e Tarantelli) che, in periodi diversi, i suoi predecessori hanno voluto accanto come consulenti. Scegliere un governatore esterno significa rinunciare a una tradizione che finora ha ben funzionato, umiliare la Banca e indebolirla. Fuori da Palazzo Koch persone che potrebbero ricoprire la funzione di governatore con grande dignità  ed esperienza non mancano certo, ma una scelta esterna esporrebbe la Banca d’Italia al mercato della politica. Anche se la persona designata fosse la più meritevole, e certamente lo sarebbe, il precedente potrebbe in futuro riservare qualche brutta sorpresa. La scelta più opportuna è quella di un membro del direttorio (Saccomanni, Visco, Tarantola, Carosio), nella tradizione della Banca. La funzione più importante e delicata che oggi svolge la Banca d’Italia è la vigilanza sugli istituti di credito. Molte attività  sono state trasferite a livello europeo, ma il ruolo del «vigilante» locale rimane insostituibile: perché non ci sono carte e moduli che descrivano la situazione di una banca con altrettanta immediatezza come il faccia a faccia fra la vigilanza e i suoi dirigenti. La vigilanza di Banca d’Italia, e la disponibilità  del ministro Tremonti a ricapitalizzarle, hanno contribuito a tenere le nostre banche fuori dal ciclone della crisi. La fermezza di Draghi ha infastidito qualche banchiere, soprattutto le Popolari, che hanno più difficoltà  a rafforzare il loro capitale. Oggi premono sulla politica e auspicano un cambio della guardia e un governatore esterno, meno severo e che guardi più di buon occhio alle «banche di sistema» . Non è accettabile che coloro che debbono essere vigilati esercitino pressioni sulla scelta di chi dovrà  vigilarli. Il nuovo governatore non deve avere referenti politici: una ragione in più per non deflettere dalla tradizione di scegliere un successore interno alla Banca.


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