Fassino vola oltre il 56%, è subito sindaco

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TORINO – Piero Fassino è il nuovo sindaco di Torino. Passa agevolmente l’esame del primo turno con il 57 per cento dei voti. A metà  pomeriggio il suo sfidante, il giovane Michele Coppola, gli telefona per congratularsi: «Abbiamo combattuto lealmente e hai vinto. Ci riproveremo tra cinque anni». Campagna elettorale dai toni moderati. La sorpresa è il partito che si chiama appunto «Moderati per Fassino» e che sfiora il 10 per cento mentre il Pd conquista quasi il 35 per cento dei consensi. Anche a Torino vanno bene i grillini (5 per cento) che ereditano una parte significativa dei voti della sinistra radicale ridotta all’1,5 e probabilmente fuori dal Consiglio Comunale. 

Nel centrodestra arretra la Lega che lo scorso anno, alle Regionali, aveva superato il 10 per cento in città  (trainata dalla candidatura di Roberto Cota) e oggi non raggiunge il 7 per cento. Il centrodestra paga le divisioni interne che hanno spaccato il Pdl sulla candidatura di Coppola considerato troppo moderato dagli ex An. Mezzo flop anche per il Nuovo Polo che si fa superare dai grillini. 
Con 24 consiglieri su 40 per l’amministrazione Fassino non dovrebbe essere difficile governare la città . L’unica spina nel fianco potrebbe venire proprio dai grillini: «Abbiamo ottenuto consensi per il nostro programma che perseguiremo fino in fondo», prometteva ieri il candidato sindaco Vittorio Bertola. Di quel programma fa parte l’opposizione alle grandi infrastrutture (Tav con Lione in testa) che era già  costata il posto lo scorso anno a Mercedes Bresso. Sulla base dei primi risultati non dovrebbe entrare in Comune Giusi La Ganga, ex braccio destro di Bettino Craxi, ricandidato da Fassino nel Pd in mezzo a mille polemiche. Esclusa anche la delegata della Fiom di Mirafiori Nina Leone, candidata in Sel fin dai tempi del referendum sul piano Marchionne. Ce la dovrebbe fare invece il medico radicale Silvio Viale, noto per le sue battaglie a favore dalla Ru 486, eletto nelle liste del Pd.
Oltre alle ipotesi sulla composizione della nuova giunta, tiene banco in città  la discussione sul futuro del sindaco uscente, Sergio Chiamparino. «Ne parlerò quando avrò concluso formalmente il mio mandato», ripeteva ancora ieri. Ma è questione di ore. Due le ipotesi più accreditate: un ruolo nazionale nel Pd e la presidenza di una fondazione bancaria. Alla prima ipotesi fanno pensare le recenti parole dello stesso Bersani: «Ho una proposta da fargli, ne parleremo insieme dopo il voto, non possiamo permetterci di non utilizzare uno come lui». Quanto alla seconda ipotesi invece circola da tempo la voce (per ora smentita dall’interessato) di una futura nomina ai vertici della Compagnia di San Paolo.

 


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La città  feroce

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La “moderata” Letizia Moratti che affonda i denti su Pisapia affilati dalla lama di una falsa accusa mi ha fatto riflettere sulla Milano della mia vita, i suoi cambiamenti, il suo diventarmi straniera. Chi arriva a Milano da Torino, insomma da Ovest, vede alla sua sinistra due torri color cioccolato, una dritta al cielo e una storta come quella di Pisa.

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