Fiducia sul decreto cancella-referendum

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ROMA – La chiamata alle «armi» corre via sms e non ammette defezioni. Per semplici deputati di Pdl e Lega, come per sottosegretari e ministri. Ore 15,10: tutti presenti oggi in aula, parte l’appello per il voto di fiducia sul decreto omnibus e il governo lo affronta tra mille tensioni. 
Testo blindato per evitare a tutti i costi il referendum sul nucleare, ma soprattutto per scongiurare altri possibili tonfi in aula: Responsabili all’asciutto di poltrone pronti allo sgambetto, berlusconiani spaccati, troppo alto il rischio che si ripetano cadute come le cinque in sequenza della settimana scorsa sulle carceri. E alla vigilia dei ballottaggi, Berlusconi non vuole scivoloni. Sarà  per altro il primo di due passaggi d’aula da bollino rosso per la maggioranza: seguirà  il voto dei prossimi giorni sui nuovi assetti dell’esecutivo dopo l’infornata di sottosegretari e il richiamo del Quirinale. Le opposizioni protestano, denunciano l’espropriazione della Camera su un decreto che disciplina l’intera materia energetica, oltre alla politica industriale. Il comitato promotore del referendum contro il nucleare si indigna, parla di «scippo agli italiani» della consultazione del 12-13 giugno. Anche perché con l’approvazione in blocco, come già  avvenuto al Senato, resterà  il comma che consentirà  al governo di rispolverare l’opzione nucleare in futuro. Prospettiva che il presidente del Consiglio ha già  fatto propria nella famosa conferenza stampa al fianco di Sarkozy. L’ultima parola, in ogni caso, spetterà  alla Corte di Cassazione, che a breve si pronuncerà  sull’ammissibilità  o meno del referendum alla luce del decreto approvato. 
Sta di fatto che quando ieri mattina, in un’aula semideserta di Montecitorio, si stava passando all’esame dei 150 emendamenti presentati dal centrosinistra al decreto, ecco che il ministro Elio Vito è intervenuto per porre la questione di fiducia. Era nell’aria. Ma l’annuncio ha scatenato le proteste. Il Pd aveva chiesto in conferenza dei capigruppo la diretta tv sulle dichiarazioni di voto (in programma dalle 13.45) ma il Pdl si è opposto. La tensione è molto alta alla Camera, rispecchia il clima interno alla maggioranza alla vigilia del secondo turno delle amministrative. Anche perché alla fiducia sul decreto seguiranno l’esame e le votazioni degli ordini del giorno. E quelli, senza paracadute e dunque a rischio per il governo. Mentre il voto finale sull’intero decreto potrebbe slittare a domani. Con la fiducia, sarà  «una nuova giornata della vergogna» attacca il democratico ecologista Ermete Realacci, «siamo di fronte all’ennesimo tentativo di scippo del voto ai cittadini, il governo le prova tutte per sfuggire al referendum, ma non avrà  successo» dice la responsabile Ambiente del Pd, Stella Bianchi. Anche il finiano Carmelo Briguglio ritiene che si tratti di un «preoccupante segnale di degrado istituzionale». E Antonio Di Pietro: «Non hanno il coraggio di affrontare i cittadini e saranno sconfessati dal referendum». L’Udc di Casini è favorevole al nucleare, ma altrettanto risoluto contro la scelta del governo. «Si è discusso in Parlamento per ben tre settimane sul processo breve per Berlusconi – ricorda Gianluca Galletti – e dopo il declassamento dell’Italia nell’ultimo outlook, arriva la fiducia sul decreto Omnibus che riguarda la politica industriale, fiscale ed energetica del Paese, impedendo il confronto». Ma per i pidiellini Simone Baldelli e Peppino Calderisi le norme sul nucleare «sono state espressamente abolite dal decreto», dunque il referendum non si terrà . Non ne sono altrettanto convinti gli animatori del comitato pro-referendum su acqua e nucleare, i quali nelle stesse ore in cui Elio Vito comunicava in aula la fiducia sul testo, manifestavano davanti la Camera. Urla e proteste. Oggi torneranno davanti al Parlamento. Il Wwf Lazio promuove dalle 18 una corsa di protesta attorno a Montecitorio.


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