Il premier: i pm mi vogliono umiliare poi interviene in aula su Mediatrade

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MILANO – Di primo mattino, Silvio Berlusconi è in versione aggressiva. Esprime la sua rabbia davanti ai taccuini dei cronisti che lo attendono fuori dal tribunale di Milano. Scende dall’auto e, superscortato, si avvicina a uno sparuto drappello di simpatizzanti (non più di trenta). Li saluta, stringe mani. Poi, ai giornalisti e alle telecamere, dopo essersi rallegrato per il blitz americano in cui è stato ucciso Osama Bin Laden, aver minimizzato i dissidi con la Lega sulla politica in Libia, conferma la linea di sempre. «Non voglio stigmatizzare questo fatto – spiega – però è certamente qualcosa che non va nella direzione giusta per una democrazia avere il proprio responsabile di governo sottoposto all’umiliazione di passare ore in tribunale mentre ci sono accadimenti internazionali importanti, mentre c’è una situazione importante che richiederebbe la sua presenza nel paese». E ancora: questo processo «rappresenta l’ennesima dimostrazione di una volontà  della procura, quella di Milano, che già  per 24 volte mi ha portato a processo con accuse che gli stessi magistrati, che poi hanno fatto il giudizio, hanno dichiarato infondate. Sarebbe bastato uno di questi colpi a buon fine per eliminare dalla vita politica chi nella vita politica c’è perché il popolo l’ha scelto con elezioni democratiche». Un monologo interrotto improvvisamente. L’udienza Mediatrade, in cui è imputato anche insieme al figlio Pier Silvio, al presidente Mediaset, Fedele Confalonieri, sta per iniziare. Passano tre ore e, a fine mattinata, la versione di Berlusconi cambia improvvisamente. Accade mentre è seduto al settimo piano del Tribunale, in un’aula davanti al gup Maria Vicidomini, per difendersi dalle accuse di appropriazione indebita e frode per i presunti fondi neri sui diritti televisivi. Testimoni giurano di aver notato un premier stanco, tanto da appisolarsi a più riprese quando prendono la parola i difensori degli altri imputati. Poi, però, improvvisamente si alza, chiede di intervenire questa volta nei panni dell’imputato. Fornisce la sua versione, respinge le accuse dei pm Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro. A una manciata di minuti dall’una e mezza, l’udienza viene sospesa. Il premier saluta e, sulla strada verso l’aeroporto, ha ancora il tempo per soffermarsi con i simpatizzanti del Pdl. Quando scende dalla macchina, sembra provato. Torna a stringere mani, a ringraziare, e il suo commento si limita a un «è andato tutto bene». La scorta lo accompagna all’auto. Un contestatore tenta di avvicinarlo insultandolo: «Fai schifo, sei una m…. «. Il servizio di sicurezza lo tiene a bada. Più tardi sarà  identificato. Si chiama Davide Piccardo, 29 anni, candidato in Comune per la lista Sinistra Ecologia e Libertà . Un altro manifestante tira fuori il cartello con su scritto “Fuori le Br dalle procure”. È lo stesso poster rimasto appeso per una settimana negli spazi elettorali, opera del candidato del Pdl Roberto Lassini, e finito poi nell’occhio del ciclone. Il contestatore, ieri, ha chiesto insistentemente al premier di «dissociarsi», senza però ottenere alcuna risposta. L’udienza preliminare Mediatrade, invece, è proseguita fino a sera, ma senza premier. Solo prima dell’estate, si conoscerà  se sarà  necessario un processo per chiarire questa storia, o se Berlusconi incasserà  un’assoluzione. Nel frattempo, lunedì prossimo, l’»umiliazione di passare ore in tribunale», proseguirà . Il premier ha garantito di voler essere presente anche al processo Mills, dove è imputato, questa volta, di concorso in corruzione giudiziaria.


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