La fuga degli ufficiali di Gheddafi

Loading

ROMA – Era la mossa che tutti gli esperti di intelligence suggerivano dall’inizio della guerra di Libia: agenti segreti occidentali che prendono contatto con i capi militari libici per convincerli ad abbandonare Gheddafi. Il primo grande colpo è riuscito all’Aise, i servizi di sicurezza italiani: ieri pomeriggio, a sorpresa, otto ufficiali dell’esercito e dei servizi libici si sono presentati a una conferenza stampa organizzata dal ministero degli Esteri italiano in un albergo semisconosciuto sull’Aurelia. Sono 5 generali, due colonnelli, un maggiore contattati ed «esfiltrati» da Tripoli nei giorni scorsi, con un’operazione rocambolesca in cui l’Aise è riuscita ad avvalersi di gruppi armati anti-gheddafiani presenti in Tripolitania, ovvero nella regione in cui colonnello è ancora più forte e pericoloso.
I dettagli della fuga sono (e forse rimarranno) segreti, ma è logico pensare che da Tripoli gli uomini siano stati aiutati ad uscire da uno dei gruppi tribali della «montagna occidentale» schierati contro il regime di Gheddafi, e che siano arrivati in Italia varcando il confine di terra oppure attraversando il braccio di mare fra Libia e Tunisia.
Il segnale che questi militari lanciano per Gheddafi è davvero pericoloso: ormai anche i suoi capi militari lo abbandonano, scegliendo di viaggiare con un un «gruppo organizzato» che si affida a un governo della Nato. Miloud Massud Halasi, uno dei 5 generali, conferma quello che tutti sanno: «La situazione dei civili a Tripoli è molto dolorosa per quanto riguarda i rifornimenti alimentari e gli spostamenti, a causa dell’esaurimento del carburante».
Alla conferenza stampa ha partecipato anche Abdulrahman Shalgam, ex ministro degli Esteri di Gheddafi e fino a pochi giorni fa ambasciatore di Libia all’Onu: fu tra i primissimi a dissociarsi e anzi a prendere contatto con gli ambasciatori libici in tutto il mondo per convincerli ad abbandonare il regime. Dice Shalgam che «questi 8 fanno parte di un gruppo di 120 fra ufficiali e soldati che hanno abbandonato la Libia e adesso sono già  fuori del paese: il segnale più chiaro che il regime sta crollando, e che adesso Gheddafi dovrebbe solo ordinare di smetterla con le violenze sui civili, contro la gente di Libia». Ieri a Tripoli, mostrato dalla tv di Stato, c’era il presidente del Sudafrica Zuma, da Gheddafi per convincerlo a lasciare. Vedremo per quanto tempo riuscirà  ancora a resistere.

 


Related Articles

La civiltà della guerra che il ministro Mauro chiama «pace»

Loading

NASSIRIYA. Il ministro della difesa Mario Mauro ne è sicuro: a dieci anni dalla strage di Nassiriya, l’Italia ha capito che quella in Iraq non è stata una missione di guerra ma una missione di pace.

“ Armi al supermarket e reclutatori sul web così l’America scopre gli attentatori free-lance”

Loading

Per il giornalista del “New Yorker” Adam Gopnik la strage di San Bernardino fa emergere una nuova sociologia della jihad

E Putin approfitta dei calcoli (sbagliati) di Obama

Loading

Da mesi in Siria anche le fattorie sono bersagli di attacchi aerei, con gli uliveti disseminati di bombe a grappolo

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment