La moglie di Osama “Meglio morto che processato”

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ISLAMABAD – «Meglio morto che in un tribunale americano». La giovane moglie di Osama Bin Laden racconta gli ultimi minuti di vita del capo di Al Qaeda. «Sono stata ferita perché ero abbracciata al suo corpo e non volevo lasciarlo. Ho maledetto i soldati, mi sono aggrappata al suo corpo mentre lo portavano via e mi hanno sparato a una gamba». Gli interrogatori di Amal Ahmed Abdul Fattah, la giovane moglie yemenita di Bin Laden che anche i Servizi americani vogliono sentire, sono stati svelati a Repubblica da un colonnello dell’Isi (i servizi segreti pachistani) che ha avuto accesso ai verbali.
Amal è trattenuta in una località  segreta vicino a Islamabad: i pachistani per il momento si rifiutano di consegnarla agli americani. All’intelligence di Islamabad la donna ha parlato della sua vita di moglie del terrorista più ricercato del mondo. «Osama non era un terrorista, ma un mujahid, un sacro combattente che lavorava per la supremazia dell’Islam. Aveva il cuore di un giovane, penso che avesse il diritto di sposare le donne che voleva e non ho mai sentito come un peso la differenza di età . Avrei voluto sacrificare la mia vita per salvare la sua e per il bene della nazione islamica».
Poi ai pachistani ha raccontato che l’attacco dei Navy Seals, i corpi speciali americani, li ha colti di sorpresa: «Non abbiamo avuto il tempo di reagire, in pochi minuti ho perso tutto il mio mondo». Spiega che Bin Laden «era calmo, non si é fatto prendere dal panico e non ha cercato di usare le armi che aveva». «Ha provato a fuggire – racconta la moglie di Osama – ma era circondato. I soldati americani gli hanno sparato alla testa e lo hanno trascinato fuori della stanza da letto. Le sue ultime parole sono state: Dio benedica i musulmani». 
«Ho cercato di fermarli, piangevo, era tutto quello che potevo fare, ho chiesto ai soldati di comportarsi da esseri umani, avrei voluto che risparmiassero le nostre vite – prosegue Amal – penso che non sia giustificabile che lo abbiano ucciso, ma sono convinta che lui ha preferito morire piuttosto che affrontare i tribunali degli Stati Uniti».


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