La parola agli immigrati
Raramente segnaliamo le uscite homevideo in edicola, ma quando ci vuole ci vuole. Da venerdì, e ancora per qualche giorno, potete acquistare la bella rivista Internazionale e chiedere – guai se non lo fate! – il dvd allegato. Si tratta di Il sangue verde, uno dei migliori documentari italiani degli ultimi anni. Lo firma Andrea Segre, regista 35enne capace come pochi altri di «leggere» il reale, di individuare storie che racchiudono in sé il senso profondo del nostro tempo.
Segre è un cognome che porta bene. Daniele Segre, torinese, è da molti anni l’autore più importante del nostro documentario. Andrea viene dalla provincia di Venezia, ed è uno di quegli uomini del Nord-Est nei quali questa collocazione, questa nascita geografica si declina come la storia vorrebbe: sono, quelle, terre di transumanza, di passaggio di popoli, di emigrazione coatta, di vecchia povertà e di nuova ricchezza. I veneti – come i lombardi – avrebbero il dovere di non essere razzisti, perché nessuno più di loro è «misto», visto tutte le genti che sono transitate da quelle parti. Ma raramente è così.
Alle migrazioni Andrea Segre ha dedicato alcuni lavori magnifici. Come un uomo sulla terra (2008, pubblicato in dvd da Infinito Edizioni) è «il» film che fa capire chi sono i giovani africani che sbarcano sulle nostre coste, e quale Odissea hanno vissuto nelle carceri libiche dove il nostro ex amico Gheddafi e i suoi sbirri facevano da «filtri». Un film che i nostri politici, il ministro Frattini in primis, dovrebbero vedere dopo essere stati legati alle sedie. Il sangue verde, visto a Venezia 2010 e ora pubblicato da Internazionale, parla invece dei fatti di Rosarno. Ricordate, vero?
La rivolta dei lavoratori africani, nel gennaio del 2010, in quell’angolo sfortunato della Calabria. È un film che dà voce a loro, agli immigrati. Che parlano orgogliosamente nelle lingue d’origine e comunicano una basica, quasi «banale» rivendicazione di giustizia. Tanto per ribadire la coerenza del proprio lavoro, Segre ha deciso di inserire nel dvd un extra prezioso, il breve documentario A Sud di Lampedusa (dura 31 minuti, è del 2006). È una sorta di preparazione a Come un uomo sulla terra, racconta – citiamo «i camion che attraversano il deserto del Teneré; le agenzie di viaggio che da Agadez, nel nord del Niger, organizzano i passaggi; ma soprattutto i rimpatri coatti effettuati dalla Libia sotto le pressioni europee».
I film di Segre sono brevi (Il sangue verde dura 57 minuti, Come un uomo 60), forti, giusti. Per saperne di più, su di lui e sul suo lavoro, potete visitare il suo sito internet http://andreasegre.blogspot.com, dove troverete articoli e informazioni sui temi di cui i film si occupano. A riprova che Andrea è anche un ragazzo spiritoso e onesto, in un angolo della homepage c’è una piccola scritta con un link, che recita: «se cercavi il sito del prof. Andrea Segrè, preside della facoltà di Agraria dell’università di Bologna, clicca qui». I Segre importanti, con o senza accento, sono numerosi.
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