L’industria cambia passo corrono ordini e fatturato

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ROMA – Ordini e fatturato tirano la volata all’industria italiana con una crescita, rispettivamente, del 21,2 e del 12,2% sul 2010. Le commesse e le vendite, dunque, trainano a ritmi elevati il mercato: a marzo, nel confronto con lo stesso mese dello scorso anno, l’indice del fatturato ha segnato le variazioni positive più importanti nei settori “fabbricazioni di prodotti chimici” (+28,2%), “fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi” (+23,9%), “metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo” (+21,5%) mentre un netto calo si è rilevato nella “fabbricazione di mezzi di trasporto” (-3,2%). 

Incrementi sostenuti, per quel che riguarda gli ordini, sono stati registrati nella “fabbricazione di apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche” (con un impressionante +43,3%), “metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo” (+41,3%) e “fabbricazione di macchinari e attrezzature” (+27,8%). Il fatturato interno è cresciuto dell’1,8% sul mese di febbraio 2011 e del 7,8% sul 2010 mentre il risultato ottenuto sull’estero è del +2,3% congiunturale con un balzo dell’11,2% tendenziale. Dati che evidenziano quanto la spinta venga soprattutto dall’export. Per Confindustria-Anie, l’associazione che riunisce le industrie delle tecnologie, elettronica ed elettrotecnica, i dati relativi al fatturato «continuano a mostrare tassi di recupero dinamici» e il portafoglio ordini «è tornato in territorio decisamente positivo» dopo le incertezze dei primi mesi del 2011. 
Nonostante questi dati positivi, sul sistema Italia restano delle ombre, alcune evidenziate dall’intervento del presidente della Repubblica: «Oggi più che mai occorre un diritto del lavoro inclusivo ed equo – ha detto Giorgio Napolitano – attento alla tutela dei diritti della parte più debole contrattualmente e alla riaffermazione rigorosa dei relativi doveri per salvaguardare insieme crescita economica e coesione sociale». Un richiamo forte per ridare diritti ai precari e rinsaldare l’unità  sindacale. 
Ci sono poi i timori sulla reale capacità  del nostro Paese di riuscire a salire sul treno di una ripresa mondiale che sembra ormai a portata di mano. Secondo i numeri uno delle principali aziende internazionali il peggio per l’economia è passato e i prossimi mesi saranno quelli della riscossa. Il problema è che l’Italia non appare pronta a coglierne i frutti: secondo una ricerca commissionata dall’Economist e dal Financial Times, effettuata intervistando un campione di mille e cinquecento top manager, il nostro Paese si piazza al penultimo posto nella graduatoria che misura l’atteggiamento dei governi nei confronti dell’imprenditoria: solo il 29,9% degli intervistati ritiene infatti «amichevole» o «molto amichevole» il governo italiano mentre gli altri bocciano la carenza di attitudine positiva verso gli investimenti. Paesi che possono insegnarci qualcosa al riguardo sono il Canada , al primo posto, seguito da Stati Uniti, Regno Unito, Germania e Brasile. Decima piazza per l’Italia che precede solo la Russia, fanalino di coda.

 


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