Non solo elezioni

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VARSAVIA – «Non è sufficiente avere le elezioni, occorre avere lo Stato di diritto, e una vigilanza costante sulla libertà  di stampa». Con queste parole Barack Obama corona a Varsavia la sua tournée europea, dominata in tutte le tappe da una forte riaffermazione dei valori democratici. La definizione di una democrazia «piena», che include il senso della legalità  e la libertà  di stampa, è rivolto in più direzioni. Nel mirino di Obama ci sono le involuzioni autoritarie in atto sul Vecchio continente: «Alexander Lukashenko (il dittatore bielorusso, ndr) ha dimostrato un disprezzo totale dei valori democratici, delle leggi e dei diritti del suo popolo». L’appello di Obama è rivolto a tutti quei paesi dove la democrazia subisce arretramenti, limitazioni. È anche un messaggio esplicito rivolto al Nordafrica. Obama sceglie un luogo simbolico: il palazzo presidenziale di Varsavia nel 1989 ospitò la «tavola rotonda» che segnò la fine del regime comunista.

Obama indica la Polonia degli ultimi vent’anni come un modello di transizione alla democrazia. Ritorna su un parallelo che ha tracciato in questo viaggio, tra la caduta del Muro di Berlino e la “primavera araba”. «Non sarà  un processo regolare – dice il presidente americano a proposito di Egitto e Tunisia – non mi aspetto un percorso lineare, ci saranno deviazioni, momenti in cui faranno un passo avanti e due passi indietro». Perciò è essenziale che i paesi arabi abbiano un sostegno concreto, come avvenne per l’Europa dell’Est le cui riforme democratiche furono guidate dalla prospettiva dell’adesione alla Nato e all’Unione europea. Obama torna in America con un risultato prezioso, al G8 di Deauville è riuscito in tempi record a coalizzare tutti i partner per un “Piano Marshall” di 40 miliardi di aiuti al Nordafrica e al Medio Oriente. Il consigliere strategico della Casa Bianca Ben Rhodes sottolinea l’importanza di «riorientare verso il Sud quelle istituzioni già  collaudate a Est» come la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo. Il tempo stringe e la Casa Bianca insiste perché gli aiuti arrivino in misura sostanziale, visto il tracollo delle entrate in valuta subìto da Egitto e Tunisia: la stagione turistica è un disastro, uno dei pilastri delle economie locali è al collasso per gli effetti delle rivoluzioni.
Obama rivolge un omaggio importante alla Polonia, «uno dei nostri alleati più stretti e un leader nell’Unione europea». Una ragione del viaggio è rassicurare Varsavia, dopo che il “reset” delle relazioni con Dmitri Medvedev ha sollevato il timore che l’America privilegi il miglioramento dei rapporti con Mosca, sulla testa dei paesi dell’Europa centro-orientale. E allora ecco le prove tangibili: dalla difesa all’energia ai visti, Obama è generoso di accordi. «Un gesto importante», così il premier polacco Donald Tusk definisce il prossimo arrivo della US Air Force in Polonia, con distaccamenti di F16 e C130. Arriveranno già  in previsione dei pattugliamenti dei cieli per gli Europei di calcio 2012. Saranno 48 gli F16 in rotazione qui, ma di fronte ai timori di un ridimensionamento della base di Aviano la Casa Bianca precisa di non avere ancora deciso «da quali basi saranno distaccati». Conferma anche l’installazione di batterie d’intercettatori SM3, lo “scudo antimissile”. Alle forti obiezioni di Mosca contro questo dispositivo che sorgerà  alle sue frontiere nel 2018 la Casa Bianca risponde: «Quelle batterie ci difenderanno contro minacce comuni, come Iran e Corea del Nord, la Russia è invitata a cooperare».
Infine la liberalizzazione dei visti Usa ai polacchi. È una mossa che guarda anche alle elezioni presidenziali del 2012, e agli Stati del Midwest spesso decisivi, dove la comunità  polacca è una delle più numerose. Obama è il primo a saperlo: la sua Chicago è la seconda città  polacca del mondo dopo Varsavia.

 


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