Più soldi per la protezione sociale, meno criminalità : ricerca della Cattolica

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MILANO – Maggiori investimenti pubblici nel settore della protezione sociale potrebbero favorire una diminuzione del tasso di criminalità . E’ quanto emerge dalla ricerca “Composizione della spesa pubblica e incentivi alla criminalità  organizzata” presentata oggi all’università  Cattolica di Milano durante l’incontro “Alle radici del crimine” organizzato in collaborazione con Libera (vedi lancio precedente). “Un aumento della spesa pubblica del 10% potrebbe portare a una diminuzione dell’indice di criminalità  del 20-25%”, commenta Raul Caruso, docente dell’università  Cattolica e autore della ricerca. La spesa per la protezione sociale, spiega infatti il docente, tende a intervenire sulle aree di disagio e su quei fenomeni che alimentano la disaffezione per il bene pubblico in cui la criminalità  organizzata può attecchire facilmente e proliferare. “Inoltre questo tipo di spesa è molto parcellizzata tra piccole associazioni, comuni, progetti -aggiunge Raul Caruso-. Non ci sono grandi appalti, che sono molto appetibili per le mafie”.  

La ricerca ha messo a fuoco il legame tra alcune componenti della spesa pubblica e l’indice di criminalità  organizzata. Ed evidenzia come, a differenza di quanto avviene per la spesa sociale,  l’aumento di investimenti della spesa pubblica nel settore della sanità  comporti un aumento dell’indice di criminalità . I grandi appalti rappresentano infatti un’ambita torta da spartire. “Le mafie si inseriscono in settori a bassa produttività  come l’edilizia -aggiunge Raul Caruso- mentre le attività  imprenditoriali sane, che operano in settori esposti alla concorrenza e in cui occorre investire in innovazione non sono appetibili”. La ricerca, infatti, sottolinea che un aumento degli investimenti nel settore delle costruzioni del 10% avrebbe come conseguenza un aumento del 3% dell’indice di criminalità . Al contrario, incentivare l’imprenditoria sana, può contrastare la diffusione delle mafie. “La moneta buona potrebbe scacciare quella cattiva”, conclude Caruso. (is)  

 

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