Porte aperte per Draghi alla Bce Merkel: “La Germania lo sosterrà ”

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BERLINO – Draghi ce l’ha praticamente fatta, grazie al sì di Angela Merkel. Con l’appoggio tedesco quindi sarà  un italiano il prossimo presidente della Banca centrale europea, e resterà  in carica da ottobre – quando l’attuale titolare, il francese Jean-Claude Trichet, lascerà  la guida della Eurotower – fino al 2019. La cancelliera in persona ha annunciato il suo sostanziale beneplacito in un’intervista che esce oggi su Die Zeit, il più autorevole settimanale tedesco. Poco dopo, dal Tesoro e dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti giungeva la notizia che i documenti italiani di richiesta ufficiale di candidatura di Draghi erano stati appena firmati. «Siamo contenti, è un buon successo per l’Italia», ha commentato il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. La decisione dovrà  andare all’esame del consiglio dei ministri delle Finanze europei di lunedì a Bruxelles e venire ufficializzata al vertice del 24 giugno, ma appare a questo punto scontata. Resta da vedere quali contropartite Berlino chiederà  all’Italia e agli altri membri dell’eurozona.
Dopo mesi di incertezze e apparenti tentennamenti, Angela Merkel ha deciso di annunciare lo scioglimento d’ogni riserva in una lunga intervista appunto con Die Zeit. Ha detto la cancelliera: «Io conosco Mario Draghi. E’ una personalità  molto interessante e di grande esperienza. Mi appare molo vicino alle nostre idee di cultura dellastabilità  monetaria e di solida politica economica. La Germania potrebbe appoggiare una sua candidatura all’incarico di futuro presidente della Banca centrale europea».
Potrebbe, al condizionale. Perché non all’indicativo? La cancelliera ha fatto poi spiegare ai suoi portavoce la scelta sintattica: al momento della registrazione e dell’autorizzazione dell’intervista, non era stata ancora presentata da parte italiana una candidatura ufficiale del governatore della Banca d’Italia a successore di Trichet. Adesso che, poche ore fa, questo passo formale è stato compiuto da Roma, è ovvio, dicono ancora i portavoce di “Angie”, che il condizionale diventa indicativo.
Martedì, del resto, Angela Merkel ha avuto un lungo colloquio telefonico con Silvio Berlusconi, dedicato a tutti i temi più attuali e importanti di politica europea. Ed è difficile immaginare che, ad appena sette settimane dal vertice dell’Unione europea del prossimo 24 giugno la questione della futura guida della Eurotower sia stata lasciata da parte nella telefonata. Ma lo scioglimento delle riserve tedesche è comunque significativo e decisivo. Ancora martedì, la cancelliera si era mantenuta nel riserbo, annunciando che avrebbe deciso «al momento opportuno» e «contro nessuno». 
Con il sì a Draghi, Angela Merkel non solo prende atto che – dopo il ritiro dalla corsa dell’ex presidente della Bundesbank, il ocntroverso Axel Weber – Berlino non aveva più candidati del calibro di Draghi. Affronta anche il rischio di critiche e contestazioni dell’ala destra del suo partito, degli alleati liberali e degli elettori più conservatori contro il sì a un candidato dell’Europa mediterranea sempre ritenuta “inaffidabile e spendacciona”. Resta ora aperta la questione delle contropartite che i tedeschi chiederanno. A Berlino si ipotizzano richieste di più peso nel board della Bce. Ma anche un pressing più forte per una linea di ancor maggiore rigore monetario in difesa della moneta unica e sul problema delle crisi dei debiti sovrani di paesi membri dell’eurozona.


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