Primavera araba a Roma
La goccia che ha fatto traboccare il vaso e’ stato il disappunto per il modo in cui sono stati organizzati la settimana della cultura islamica (23/31 maggio 2011) e il convegno ”Religioni e Democrazia”(24 maggio).
“Al pari dei musulmani italiani, anche i membri dell’Assemblea Generale della Moschea e lo stesso Presidente del Consiglio d’Amministrazione (della Moschea, ndr), non sono stati informati di queste iniziative, cosi’ come della maggior parte delle attivita’ del Centro Islamico”, si legge in un comunicato diffuso oggi del Comitato. ”In tal modo, la direzione non presenta la reale cultura islamica e non persegue gli obiettivi e le regole fissate nello statuto della Grande Moschea”, l’unica riconosciuta in Italia con un decreto della presidenza della Repubblica del 1974.
Ma i motivi del dissenso sono molto piu’ profondi: ”La moschea di Roma – spiega all’ASCA Ahmad Giampiero Vincenzo, presidente degli Intellettuali Musulmani Italiani e portavoce del Comitato – e’ un punto di riferimento per tutto l’islam italiano ma e’ di fatto congelata. Da anni la sua direzione si dibatte tra inerzia, inefficienza e piccolo clientelismo.
La vecchia dirigenza non ha nessuna intenzione di sviluppare un islam italiano, in buona parte perche’ e’ legata ai vecchi regimi dei Paesi arabi. Quindi, per formazione, ha l’abitudine di distruggere qualsiasi movimento e organismo che viene dalla societa’ civile”. Da due anni, spiega Vincenzo, si avverte la necessita’ di cambiare la gestione della moschea: ”Queste richieste sono diventate pressanti dopo la primavera araba”, aggiunge.
”L’attuale direzione del Centro Islamico – denuncia infatti il Comitato – opera nel piu’ profondo isolamento dagli intellettuali, dai sapienti e dalle organizzazioni islamiche, dando solo l’illusione di rappresentare i musulmani d’Italia”. ”Chi organizza una manifestazione sulla democrazia – aggiunge – debba essere il primo a rispettare i principi democratici, cosi’ come dovrebbe avere una chiara credibilita’ agli occhi della comunita’ islamica”.
Le critiche si concentrano particolarmente sul marocchino Abdellah Redouane, segretario generale del Centro Islamico, accusato di non concordare la gestione della moschea con le associazioni e di non dare spazio alle voci dell’islam italiano. L’Assemblea Generale della moschea, composta da 30 membri, doveva essere convocata a marzo ma aspetta ancora la lettera di invito. E cosi’, spiega Vincenzo, l’organo rimane incapace di esprimere una linea e di dire la sua sulla gestione del Centro: ”Esiste ormai, a Roma, dove c’e’ la comunita’ musulmana piu’ antica del nostro Paese, un vero islam italiano. E deve avere la possibilita’ di esprimersi”.
Il Comitato di protesta ha organizzato da oggi un presidio davanti alla Grande Moschea e distribuira’ alla preghiera del venerdi’ un milione di volantini che chiamano alla mobilitazione generale.
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