“Luigi un’alternativa nitida c’è bisogno di una scelta”

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NAPOLI – «Può succedere a Napoli qualcosa di completamente nuovo all’improvviso. La vita, da noi, si rinnova alla velocità  dell’eruzione. E un’elezione di maggio è ancora meglio, è più capace di far guardare lontano». Erri De Luca, napoletano, scrittore, due condizioni che ha sempre intrecciato con la cura del viaggiatore e la grazia dell’artigiano, si schiera con Luigi de Magistris. «Come ogni faccenda cutanea, il tempo di una scelta si respira con i sensi. C’è l’occasione per suscitare riscatto».

Le è piaciuta questa campagna piena di tesi faccia a faccia?
«A me non dispiace affatto che i toni siano accesi e aspri. Non mi dispiace che questi candidati siano così opposti da tradire la svogliatezza nel gesto di darsi la mano. In fondo, quei due non si incrocerebbero se non fosse per la sfida: non andrebbero nella stessa pizzeria, non si ritroverebbero un amico in comune».
Lei intravede i segni di una nuova primavera. De Magistris ne è la causa o è il segno che una città  aspettava?
«È il pretesto intorno al quale l’indifferenza si rovescia nella sua faccia opposta. Si ha voglia di fare una scelta. Un altro indizio dell’inesto nuovo è la provocazione del cardinale Sepe che ha proclamato un Giubileo per Napoli, anno di redenzione e riscatto. È capitato nella storia della Chiesa che suoi esponenti fossero visionari, con la capacità  di scippare notizie al futuro».
A questo proposito. Lei, da rigoroso laico, non è mai stato turbato dalle notizie dell’inchiesta che coinvolge Sepe?
«Sì, su di me non hanno effetto. Intanto mi fido della sua parola, e poi aspetto di vedere l’evoluzione delle indagini».
De Magistris e il rischio degli estremismi agitato dagli altri?
«De Magistris proviene da un’esperienza di pubblica accusa. Siamo in un paese in cui i magistrati fanno carriera politica, come in Israele i generali: lo sappiamo da tempo e questa è una spia del nostro stato febbrile. Ma l’idea di poter piazzare un magistrato affianco e contro a un imprenditore di guadagni privati con denaro pubblico, è un’alternativa nitida, chiara».
Berlusconi avvisa: “Napoli non venga poi a bussare…”.
«I napoletani se ne faranno una ragione».
Cosa suggerirebbe a de Magistris, se diventasse sindaco?
«Avrà  dalla sua parte i cittadini. Ho un bel ricordo del primo Bassolino napoletano: so che questa città  è in grado di firmare assegni in bianco sulla scia dell’entusiasmo e della voglia, come diciamo noi, di toglierci i “paccheri” (le sberle) dalla faccia».
Ha citato Bassolino. Anche lei pensa che Napoli vada liberata dal bassolinismo e dal cosentinismo?
«Penso che i due a cui ci riferiamo, Bassolino e Cosentino, siano biograficamente separati e incomparabili. E politicamente, non so emettere sentenze».


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