“Tagliata la testa di Al Qaeda” Obama abbraccia i Navy Seals

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NEW YORK – «La vostra missione vittoriosa contro Bin Laden è un successo monumentale, abbiamo tagliato la testa ad Al Qaeda, ma siamo ancora in guerra, con centomila soldati come voi in Afghanistan. E questa rimane una sfida durissima. Ma terrò la promessa di cominciare a far tornare una parte delle truppe da luglio, trasferendo responsabilità  all’esercito afgano». Nella base militare da cui tutto ebbe inizio, il vero Ground Zero di questa settimana al cardiopalmo, Barack Obama congratula personalmente, uno per uno, tutti i 79 eroi del blitz nel covo di Abbottabad e li ha decorati con la “Presidential Unit Citation”: sono tornati apposta “a casa”, nella base di partenza a Fort Campbell nel Kentucky, per l’abbraccio del presidente. È uno strappo alla regola dell’anonimato assoluto, questo incontro ravvicinato col presidente degli Stati Uniti: ma precauzioni eccezionali sono state adottate per evitare che i nomi dei 79 super-guerrieri escano dalla loro caserma. Poi di fronte al resto delle truppe Obama in maniche di camicia evita i trionfalismi, invita al realismo, nel giorno in cui Al Qaeda rinnova le minacce all’America. «È grazie a voi che l’America è più sicura, sono venuto qui per una ragione semplice: per dirvi grazie. Questa è stata una settimana storica per la nostra nazione. Il leader terrorista che ci colpì l’11 settembre non potrà  farlo mai più».
È a Fort Campbell, circondato dai due corpi scelti dell’aviazione e della US Navy, che il presidente decide di fare il discorso più “politico” a chiusura di una settimana al cardiopalmo. Attorno a lui ci sono gli uomini del 160esimo reggimento dell’aviazione detto Special Operations: è tra loro che vengono selezionati i Seal, le “foche” anfibie che la US Navy ha “prestato” alla Cia per il blitz nel rifugio di Bin Laden ad Abbottabad. È l’unico corpo militare americano specializzato in operazioni d’urto aviotrasportate: li chiamano anche i Night Stalker, per le tecniche d’assalto notturne con gli occhiali infrarossi e i raggi laser. Ha una storia recente: fu creato nel 1983, ebbe il suo battesimo di fuoco nello sbarco a Granada, poi partecipò a missioni speciali a Panama, nel Kuwait, nelle due guerre in Iraq. Con i 79 Seal reduci da Abbottabad Obama ha un incontro appartato, lunghissimo, fuori dai rituali e lontano dai media: un’ora e mezza di ritardo rispetto ai programmi del protocollo, uno strappo inusuale. Ma il presidente ha un vero debito di gratitudine con questi supermen: grazie a loro l’America ha eliminato il nemico numero uno, lo stratega dell’11 settembre; grazie a questi Rambo il presidente nero passerà  alla storia anche come un capo vittorioso nella battaglia più difficile. I Seal gli hanno regalato un successo che per quasi otto anni era sfuggito sistematicamente a George Bush, smentendo così lo stereotipo secondo cui i presidenti di destra sarebbero i più affidabili sul terreno della sicurezza nazionale. «A loro ho detto: bel colpo, bel lavoro ben fatto», riferisce Obama, «questi americani meritano omaggio per la straordinaria missione compiuta, il coronamento di anni di addestramento e di preparazione». Ma Obama ha scelto Fort Campbell anche per un’altra ragione. Nella stessa base, che complessivamente ospita 240.000 soldati con le famiglie e il personale di sostegno logistico, è di stanza anche la 101esima Divisione aviotrasportata, dalla storia altrettanto illustre e molto più antica. Furono i paracadutisti della 101 Airborne Division i primi ad atterrare nella Francia occupata dai nazisti. Oggi gran parte di loro sono dispiegati in Afghanistan. E’ di fronte a loro che Obama sceglie di mandare il messaggio più sgradevole e impopolare, proprio quando la sua popolarità  rimbalza all’insù per “l’effetto Bin Laden”. Non è il momento di intonare il “tutti a casa”. «Al Qaeda non è un solo individuo, la sua minaccia rimane. Anche i taliban in Afghanistan sono una minaccia strategica». E poi c’è il Pakistan sempre sull’orlo di una rivolta fondamentalista. No, l’America non può fare le valigie e disinteressarsi di quell’area del mondo. Obama deve rintuzzare un’offensiva a tenaglia che viene dai repubblicani e dalla sinistra democratica: i primi perché concentrati solo sulla lotta al deficit pubblico, i secondi perché più pacifisti, vogliono cogliere l’occasione della morte di Bin Laden per chiudere in fretta con l’Afghanistan. Obama ricorda la “decisione più sofferta”, quella di mandare altri 30.000 soldati “a rischiare la vita” quando decise l’escalation in Afghanistan nel dicembre 2009. «A loro diciamo: non abbandonate, non vi scoraggiate, siamo con voi, abbiamo bisogno del vostro sacrificio. E’ grazie alla vostra dedizione che stiamo facendo progressi in Afghanistan, abbiamo spezzato l’offensiva dei taluban, e vedremo la disfatta finale di Al Qaeda».

 


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